Svizzera, 13 marzo 2020

Quadro di Exit a processo per aver aiutato una donna in salute a morire

Fino a che punto si può spingere l'aiuto al suicidio? È legale aiutare una persona a morire ? È quanto si sta dibattendo in questi giorni alla Corte penale di appello e revisione del Canton Ginevra, dove i giudici devono decidere su un caso di una donna, senza problemi di salute, che aveva chiesto, e ottenuto, l'aiuto dell'associazione di aiuto al suicidio Exit. Alla sbarra si è ritrovato Pierre Beck, il vice-presidente della sezione romanda dell'associazione (a destra nella foto), che si deve difendere dall'accusa di aver oltrepassato i limiti etici a cui è sottoposta Exit.

Beck aveva fatto ricorso dopo una prima condanna nell'ottobre 2019 per aver aiutato a morire una 86enne che voleva andarsene insieme al marito morente.
"Mi trovavo al limite di ciò che è concesso" ammette Beck durante la prima audizione che si è tenuta ieri "e in questa circostanza l'ho dovuto oltrepassare", si legge in un resoconto pubblicato da LeMatin..

Davanti alla Corte questo giovedì, il quadro di Exit ha cercato di spiegare il motivo della sua scelta e perchè ha dato seguito alla richiesta della donna. “Ho considerato, dopo aver consultato una terza parte, che la defunta aveva tutte le sue capacità di discernimento necessarie per prendere la decisione. Voleva morire per non dover soffrire la perdita di suo marito; e all'età di 86 anni ritengo che uno possa dire di aver completato lapropria vita". Beck ha anche affermato di sentirsi "ferito" dal fatto che il sistema giudiziario lo ha accusato di una "mancanza di umiltà" per il suo agire. "Sono rimasto colpito quando abbiamo dato seguito alla richiesta. Ma non ho rimpianti, ho agito secondo la mia coscienza".
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Da parte sua, l'avvocato di Beck ha attaccato un verdetto secondo lui basato su una definizione "ristretta e lapidaria" della situazione. Ad esempio, i tribunali hanno ritenuto che nessuno può essere certo con certezza di come la defunta subirà la scomparsa del marito; e nessuno poteva essere sicuro che senza l'aiuto di Exit la defunta si sarebbe tolta la vita da sola, come lei stessa aveva giurato. "Non ha senso dire che non si sa se una persona soffre quando perde un proprio caro. Inoltre, a 86 anni una persona può considerare la propria vita come compiuta."

Per l'avvocato i giudici non hanno tenuto conto della "complessità" del caso "molto particolare" della donna, né del "suo diritto di morire con dignità". E questo, mentre diverse decisioni giudiziarie altrove in Svizzera e all'estero mostrano un'evoluzione in questo settore, secondo il legale di Beck, che ha richiesto l'assoluzione del suo cliente.

Il Pubblico Ministero, da parte sua, ha rimproverato il quadro di Exit il fatto che abbia considerato come "lettera morta" le regole a cui è sottoposta un'associazione di aiuto al suicidio assistito - in particolare le direttive dell'Accademia svizzera delle scienze mediche. Al contrario, "le disposizioni sono chiare e Pierre Beck non le ha rispettate", ha affermato il procuratore Frédéric Scheidegger.

Se quest'ultimo ha riconosciuto che "è in corso un dibattito sull'evoluzione delle attuali disposizioni" sul suicidio assistito, allo stesso tempo questo non significa che Beck potesse fare "qualsiasi cosa" . Il verdetto del processo verrà reso nei prossimi giorni.

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