Ticino, 25 febbraio 2020

UBS, post-Ermotti: "Un brutto segnale"

*Dal Mattino della Domenica. Di Michele Foletti (Municipale di Lugano)

Era inevitabile che Sergio Ermotti lasciasse la dirigenza di UBS di questi tempi, data la prevista scadenza del mandato del presidente del CdA. Se gli indizi combaciano, sappiamo come potrebbe andare.

Meno scontato il profilo del suo successore designato. Dovrebbe essere Ralph Hamers, amministratore delegato del gruppo ING, una multinazionale olandese di servizi bancari e finanziari.

Dico multinazionale di servizi perché ING è stata probabilmente la prima banca in Europa ad intraprendere la sfida digitale, offrendo ai suoi clienti servizi con un semplice « click » sul PC, poi sullo smartphone e sul tablet.

Ovviamente UBS era già orientata alle nuove tecnologie digitali, e il fatto di aver aperto un centro di ricerca (mi dicono uno dei tre a livello mondiale) in Ticino per sfruttare le opportunità dell’intelligenza artificiale lo dimostra. Ma la nomina a CEO di UBS del « papà della banca digitale » ci indica chiaramente che la strategia della maggior banca svizzera è indirizzata a diventare leader nei servizi digitali e tecnologici, siano essi bancari

o in altri ambiti.

Da una parte è una grande opportunità per le nuove generazioni che si potranno formare in questi campi, dall’altra è la condanna per chi oggi lavora in banca con le tradizionali pratiche.

La politica dovrebbe non solo interrogarsi immediatamente sulle possibili ricadute sociali e fiscali di questi cambiamenti, ma anche attivarsi per evitare di ritrovarsi tra pochi mesi confrontata con un grosso problema da gestire. E questo a tutti e tre i livelli (federale, cantonale e comunale).

Ma non mi sembra - salvo rare eccezioni - che su questo tema ci sia sensibilità.

Si scende in piazza per un paio di centinaia di posti di lavoro presso le obsolete officine di Bellinzona, ma nessuno dice nulla per le migliaia di impieghi della piazza finanziaria ticinese.

Io, da semplice municipale di Lugano, sono attento a queste dinamiche e cerco di collaborare con chi si preoccupa, ma occorrerebbe che ad altri livelli qualcuno di importante si muovesse per attivare un piano di emergenza.

Ci sta cadendo addosso una montagna, ma nessuno se ne preoccupa.


*Edizione del 23 febbraio 2020

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