*Dal Mattino della Domenica. Di Lorenzo Quadri
Come previsto, il Consiglio degli Stati nella sessione invernale ha approvato l’introduzione della vignetta autostradale elettronica. La vignetta elettronica non sostituirà (almeno per il momento) quella tradizionale da appiccicare al parabrezza, ma si potrà scegliere in alternativa.
E’vero, ma...
E’ vero, e lo abbiamo già scritto su queste colonne, che la vignetta autocollante “anni Ottanta” è penosa da staccare (e in gennaio ci è toccato di nuovo l’ingrato compito). Altrettanto vero è che il contrassegno tradizionale pone il problema delle targhe trasferibili, essendo attaccato alla vettura e non alla targa. Quindi chi ha due auto con targhe trasferibili deve acquistare due vignette, anche se è ovvio che non può guidare due macchine contemporaneamente.
Regalo avvelenato
Malgrado le magagne del contrassegno classico, la vignetta elettronica è un regalo avvelenato. Infatti: 1) L’intenzione per ora non è quello di renderla obbligatoria, bensì facoltativa. Tuttavia è facile prevedere come andrà a finire. Con la scusa che solo pochi rimarranno fedeli allo scomodo adesivo, nel giro di pochi anni esso verrà abolito e rimarrà solo il contrassegnoelettronico.
2) Ma soprattutto: la vignetta elettronica è il primo passo, nonché il presupposto essenziale, per l’introduzione del road-pricing, del mobilitypricing e di tutte le altre boiate-pricing che sicuramente, in periodo di isterismo climatico, le maggioranze politiche vorranno appioppare al Paese per vessare gli automobilisti, tartassarli e buttarli fuori dai centri cittadini. E’ la stessa logica che sta dietro il fallimentare PVP (una logica che magari può funzionare a Zurigo o a Berna, ma di certo non a Lugano).
3) E che sarà proprio così, lo dimostra il fatto che il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento Sommaruga di elaborare una proposta per l’introduzione del mobility pricing.
4)
Tempi grami
Visto che l’attuale direttrice del DATEC è la kompagna Simonetta Sommaruga, che da quando è in carica altro non fa se non riempirsi la bocca con l’isterismo climatico e con rivendicazioni femministe, è ovvio che, per chi ha bisogno dell’automobile per andare a lavorare, si annunciano tempi grami. E questo vale soprattutto per il ceto medio e basso. Quello che già fatica ad arrivare a fine mese e non può pertanto permettersi di pagare il road princing ed i rincari sulla benzina e sull’olio combustibile.
Se tuttavia la vignetta elettronica ci deve piombare addosso - ed è probabile che sarà così, poiché ben difficilmente qualcuno lancerà un referendum su questo tema - allora bisognerà usarla per tassare i frontalieri, che usano le nostre infrastrutture senza pagare. Si tratta di applicare la famosa tassa d’entrata per frontalieri, teorizzata dal Prof. Reiner Eichenberger (non dal Gigi di Viganello) dell’Università di Friburgo e di cui, “naturalmente”, i camerieri dell’UE in Consiglio federale non vogliono nemmeno sentire parlare.
Sotto con la tassa d’entrata
Tramite la vignetta elettronica si potrà, ad esempio, addebitare a chiunque varchi il confine (ticinesi compresi) un credito, che l’automobilista potrà spendere in Ticino nel modo che più gli aggrada. Una sorta di moneta virtuale. Così per lo meno il frontaliere, se non vuole perdere il credito, dovrà anche lasciare qui un po’ di soldi, cosa che oggi non accade. Questa è solo un’ipotesi di lavoro. Ma è evidente che qualcosa a tal proposito bisogna escogitare. Ed in fretta. L’apposita mozione a Berna è stata depositata in dicembre. Sveglia!
*Edizione del 19 gennaio 2020