Mondo, 23 gennaio 2020

I greci manifestano contro l'immigrazione, "rivogliamo le nostre isole"

Migliaia di greci hanno protestato mercoledì sulle isole del Mar Egeo, che ospitano i più grandi campi di migranti della Grecia, chiedendo l'immediata partenza dei richiedenti l'asilo presenti sulle isole.

Le isole di Lesbo, Samo e Chios hanno avviato uno sciopero generale di 24 ore, con la chiusura di negozi e servizi pubblici. Migliaia di residenti hanno manifestato nei porti di queste tre isole vicino alla Turchia, paese di provenienza dei migranti, sventolando bandiere greche.

Lo slogan principale di questa giornata di azione è: "Vogliamo recuperare le nostre isole, vogliamo recuperare le nostre vite". I richiedenti asilo "devono essere collocati in tutta la Grecia", ha detto all'agenzia AFP un pensionato di 72 anni a Lesbo, Efstratios Peppas.

Messi in causa sono i campi di accoglienza sovraffolati allestiti su queste isole, come il campo di Moria sull'isola di Lesbo, le cui sordide condizioni sono denunciate anche dall'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e molte ONG per i diritti umani, campo che accoglie di più 19'000 richiedenti l'asilo per una capacità di 2'840 persone. "Non possiamo uscire di notte, le persone vengono pugnalate", ha aggiunto il pensionato.

La situazione è drammatica anche a Samos, dove 7'500 migranti si trovano nel campo di Vathy, con una capacità di 650 persone, alle porte della città. A Chios, il centro di accoglienza è destinato a 1'000 persone, ma vi sono quasi 5'000 richiedenti asilo che vivono in condizioni precarie.

A novembre, il governo ha annunciato la creazione di nuovi campi, per oltre 5'000 persone ciascuno, sulle cinque isole del Mar Egeo che ospitano un totale di quasi 42'000 migranti (Lesbo, Chio, Samo, Kos e Leros). Ma i funzionari locali hanno fortemente obiettato, chiedendo che la capacità dei centri fosse limitata a 1'000 persone.

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