Svizzera, 12 dicembre 2019

Asilante può restare in Svizzera grazie a Salvini

Avrebbe dovuto essere rinviato in Italia dopo pochi giorni. Ma è riuscito a far annullare la sua espulsione dalla Svizzera, tirando in ballo il presunto deterioramento delle condizioni dei richiedenti l’asilo dopo l’entrata in vigore del decreto Salvini.

Protagonista della vicenda è un cittadino nigeriano arrivato il 19 agosto scorso in Svizzera. L’uomo ha subito presentato una richiesta d’asilo ma grazie all’esame delle impronte digitali la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) è riuscita a capire che l’uomo era già registrato come richiedente l’asilo in Italia. Quindi già il 22 agosto la SEM ha chiesto alle autorità italiane di riprendersi a carico il richiedente, come prevede l’accordo di Dublino. Il 9 settembre l’Italia ha accolto la richiesta.

Ma nel frattempo il cittadino nigeriano si era mosso tramite la rappresentante giuridica messagli a disposizione dallo Stato. Sentito in audizione dalla SEM, aveva spiegato di non sentirsi al sicuro in Italia e di essere stato minacciato dalla persona che gli aveva finanziato il viaggio verso l’Europa. Questi, secondo il suo racconto, voleva costringerlo alla prostituzione per rimborsare il suo debito.

Il 3 ottobre la SEM ha dunque informato le autorità italiane che l’uomo era una potenziale vittima di tratta di esseri umani. Ciò non
le ha impedito, il 22 novembre, di decidere di non entrare in materia sulla richiesta d’asilo dell’uomo e di ordinarne il rinvio verso l’Italia.

Sempre grazie alla solita rappresentante giuridica pagato dallo Stato il 28 novembre il cittadino nigeriano ha quindi ricorso al Tribunale amministrativo federale (TAF), chiedendo l’annullamento della decisione della SEM. In un primo tempo il tribunale gli ha concesso l’effetto sospensivo, bloccandone quindi l’espulsione verso l’Italia. Poi il TAF gli ha addirittura dato ragione. Come si legge nella sentenza pubblicata oggi, “dall’entrata in vigore del decreto Salvini la situazione a livello di accoglienza dei richiedenti l’asilo in Italia si è molto deteriorata”. 

La SEM, secondo i giudici, non ha valutato se il cittadino nigeriano abbia delle concrete possibilità di essere preso a carico in Italia come persona vulnerabile. Una volta la risposta sarebbe stata sì, ma ora che c’è il decreto Salvini i giudici non ne sono più certi. Quindi la SEM è ora obbligata a rivalutare la situazione dell’uomo in quanto presunta vittima di tratta di essere umani e a fornire una decisione “che tenga in considerazione i cambiamenti legislativi avvenuti dopo l’approvazione del decreto Salvini e la situazione particolare dell’interessato”. 

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