Le elezioni del governo svizzero seguono una procedura usata nei Rotary Club, ossia completano il proprio organico integrando un nuovo membro, scelto secondo regole proprie. Questo sistema viene detto cooptazione. È un principio ancora valido, anche se storicamente obsoleto.
Eleggere significa soprattutto scegliere. E per poterlo fare bisogna avere la possibilità di optare tra due proposte. Solo così si ha la facoltà di decidere. In democrazia, quando si parla di votazioni si pensa spesso alle elezioni popolari. Tuttavia, ci sono anche elezioni demandate dal popolo ai suoi rappresentanti nei vari consessi.
In Svizzera è così dal 1848. Il Consiglio nazionale viene eletto dal popolo. Il Consiglio degli Stati, invece, è stato a lungo nominato dai parlamenti cantonali. Oggi non è più così: è il popolo a designare i propri rappresentanti nella Camera dei cantoni.
La cooptazione funziona in maniera diversa. Questo termine indica un processo non democratico. È un sistema di integrazione usato in un corpo consultivo o collegiale che ha un che di oligarchico. Le facoltà universitarie, i Rotary club o il Comitato internazionale della Croce Rossa funzionano secondo questa logica.
Se un nuovo membro viene eletto da quelli già in carica, ciò garantisce la continuità, ma non favorisce certo la diversità. E poi manca la legittimità democratica.
Una volta i consiglieri federali erano eletti dal popolo
Quando è stato fondato lo Stato federale svizzero, la Commissione costituzionale ha dovuto rispondere a due interrogativi: quale deve essere il rapporto tra nazione e cantoni? E come deve essere eletto il Consiglio federale?
La commissione ha trovato due compromessi. Il primo: ha optato per uno Stato federale, e non per una federazione di cantoni sovrani come in passato o per uno Stato centrale sul modello francese. Il secondo compromesso è stato in gran parte dimenticato. La commissione ha respinto per pochi voti l'elezione popolare del Consiglio federale. Tuttavia, non ha assegnato questo compito alla sola Assemblea federale.
Dopo tre anni, il mandato del primo governo era finito. Chi voleva farsi rieleggere come consigliere federale doveva farsi votare prima dal popolo, in una cosiddetta elezione complimento. In altre parole, doveva candidarsi come consigliere nazionale nella sua circoscrizione elettorale. Se veniva eletto, significava che il popolo approvava il suo operato in governo, una sorta di complimento per quanto fatto nel periodo in carica. L'obiettivo principale di questo sistema era di impedire la formazione di una élite politica distante dal popolo.
In Svizzera non si vuole un'elezione del governo da parte del popolo.
Naturalmente questo processo non piaceva ai consiglieri federali in carica. Nel 1869, Wilhelm Naeff, per 27 anni rappresentante del PLR del canton San Gallo nell'esecutivo federale, è stato il primo a non sottoporsi a questo rituale. Ciononostante, è stato riconfermato in governo dall'Assemblea federale. Trent'anni più tardi nessun membro del governo viene eletto "preventivamente" dal popolo.
Elezioni parlamentari con vari ostacoli
Da allora ci sono due pareri sulle elezioni del Consiglio federale. Per qualcuno, l'unica vera elezione del governo è quella che esce dalle urne popolari. Gli altri sostengono invece che tale scelta deve spettare all'Assemblea federale.
In passato, il popolo si è espresso a più riprese sull'elezione del governo da parte degli aventi diritto di voto: nel 1900, nel 1939 e nel 2013 ha sempre detto no a questa proposta. È quindi la seconda opzione ad essersi affermata, tuttavia le regole sono cambiate nel corso dei decenni.
Nel 1891, il PLR coopta un membro conservatore e cattolico (oggi PPD) come nuovo consigliere federale in governo fino ad allora composto unicamente di liberali radicali. Nel 1929, il PAB (Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi, oggi UDC) ottiene un seggio in Consiglio