Sport, 26 aprile 2024

Il cucchiaio di Panenka, perla di un calcio romantico

La Cecoslovacchia campione d’Europa grazie a un rigore “fuori di testa”

LUGANO - Belgrado, 20 giugno 1976. La finalissima degli Europei mette di fronte la Germania Ovest, allora si chiamava così, e la Cecoslovaccia (l’unione fra l’attuale Cechia e la Slovacchia prima della caduta del Muro di Berlino). È una finalissima un po' a sorpresa, che si gioca nello stadio Marakana semi-deserto. A quei tempi il calcio non era ancora commercializzato e mediatizzato come oggi, nonostante i fiori di campioni che davano spettacolo in giro per il mondo. Le due squadre sono ancora in perfetta parità dopo i tempi regolamentari e i supplementari. Per decidere il nome dei neo-campioni si deve dunque ricorrere ai calci di rigore: si tratta di una “prima” nella storia del trofeo intitolato a Henry Delaunay, già segretario generale dell’ UEFA. I tedeschi ne sbagliano due, uno in particolare con Höness, il cui tiro finisce molto alto sopra la porta difesa dal bravo Viktor. I cechi, per contro, hanno segnato quattro volte su quattro. Sul dischetto si porta dunque Antonin Panenka: se centra il bersaglio la Coppa è della Cecoslovacchia. A quel punto il centrocampista ceko applica il cucchiaio. Incredibile! Sì, direte, ma cos’è il cucchiaio? Nient’altro che un rigore calciato con tocco smorzato e centrale. Di solito chi lo batte prende una forte rincorsa in modo tale da ingannare il portiere rivale. Per il pubblico e per i cultori dell’estetica è il massimo. Ad inventarlo è, appunto, il centrocampista cecoslovacco Antonin Panenka che grazie a questo gesto sublime entrerà di diritto nella “hall of fame” del calcio mondiale: lui, un perito alberghiero allora ventottenne al servizio del regime di Praga, uomo del destino di un paese che solo 13 anni dopo si sarebbe liberato dalla schiavitù del comunismo.


Un tiro beffardo
Panenka va sugli undici metri sicuro e mostrando un apparente calma fissa negli occhi Sepp Maier, portiere molto esperto nonchè campione del mondo due anni prima. Uno dei migliori al mondo, tanto per intenderci. Arrivato davanti al pallone, Panenka si ferma di colpo mentre il portiere germanico si sta già tuffando dall’altro lato. Mal gliene incolse.
Il ceko ha tutto il tempo di prendere la mira ed “accarezzare” la palla, spingendola in porta con un tiro a foglia morta.


“Quando la sfera prese il volo beffardamente, al portiere non restò che guardarla scendere verso la rete come una foglia caduta da un albero”, scrisse un giornalista cecoslovacco presente allo stadio. Quel giorno, il 20 giugno di 48 anni fa, il gesto del prode Antonin venne classificato alla voce“cucchiaio”. Un gesto che per tantissimi anni è finito nel dimenticatoio, sin quando nel 2000 l’azzurro Francesco Totti lo riesumerà nella semifinale degli Europei di Olanda e Belgio fra Italia e Olanda. Teatro lo stadio di Amsterdam. Pelé, intervistato anni dopo, volle dire la sua su Panenka e quel rigore anomalo: “Solo un genio o un pazzo avrebbe potuto tirare un rigore in quel modo”. E se lo dice il campionissimo brasiliano non ci sono motivi per dubitare.


Germania impallata
La Germania godeva naturalmente dei favori del pronostico. E come nella semifinale contro i padroni di casa dell’allora Jugoslavia (altro paese che non esiste più), i tedeschi partono male sono costretti a recuperare, segnando due reti nel finale e, allungando la sfida ai supplementari. A salvare i tedeschi negli attimi conclusivi (dopo le reti nel primo tempo di Švehlík e Dobiaš) sono Dieter Müller e Hölzenbein morto negli scorsi giorni. Tutto indica che la squadra campione del mondo alla fine la spunti. Esperienza e classe non fanno difetto. La qualità è superiore a quella degli avversari. Ma in questo caso Beckenbauer e compagni non riescono sbrogliare la matassa e sono costretti al tiro dagli 11 metri. Il titolo continentale viene dunque deciso ai penalty. Non era mai successo nelle edizioni precedenti. I primi 7 tiri dal dischetto sono okay ma poi arriva l'errore di Uli Hoeness. Antonín Panenka ne approfitta e decide l'incontro con il suo storico e memorabile 'cucchiaio', scrivendo una nuova e rivoluzionario pagina calcistica. Perla di un calcio romantico che non esiste più.

JACK PRAN

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