Un'analisi del profilo socio-professionale del nuovo Consiglio nazionale condotta dall'Observatoire des élites suisses (OBELIS) dell'Università di Losanna (disponibile qui, in francese) rivela una frattura netta tra il livello di formazione dei nuovi eletti e la popolazione generale e che questa è tanto più netta più ci sposta a sinistra.
Come si vede nel grafico sopra, i partiti contano fra i propri rappresentanti percentuali di eletti con una formazione universitaria compresa tra il 34% (l'UDC, la più bassa) e l'88% dei Verdi liberali, pari a una media del 61% di Consiglieri nazionali che dispone di una formazione universitaria. Quasi il doppio rispetto alla popolazione generale, dove tale percentuale si ferma al 30%, contando oltre alle università anche le scuole superiori postliceali, i politecnici e altri istituti specializzati. Dal punto di vista della formazione, la nuova camera bassa è quindi decisamente poco rappresentativa della popolazione. E, come detto, ciò diventa più vero più ci si sposta a sinistra.
La sinistra rappresenta quindi le persone meno bene della destra per quanto riguarda il livello di formazione, sinistra che storicamente cerca di attribuirsi la difesa delle classi svantaggiate e meno istruite e che spesso rimprovera alla destra di rappresentare élite disconnesse, sembra di conseguenza rimproverare ai suoi avversari ciò che lei è se stessa. Il PS e i Verdi rappresentano poco i meno istruiti e i lavoratori, eppure grande maggioranza nella popolazione.
Se dal punto di vista formativo il nuovo parlamento è diventato meno rappresentativo, migliora invece la rappresentanza di genere e questo, in questo caso coerentemente con le proprie rivendicazioni femministe, grazie ai Verdi che con il 59% di nuovi eletti donne contribuisce maggiormente alla femminilizzazione del Consiglio nazionale. Al secondo posto il PLR con il 57% di nuovi eletti donne, mentre UDC, PS e Verdi liberali che vedono esattamente il 50% di nuovi eletti di sesso femminile. Ultimo