Mondo, 28 ottobre 2019

La maledizione di Libra, la criptovaluta di Facebook

Sembra non conoscere pace l’avventura di Libra, la criptovaluta di Facebook su cui Mark Zuckerberg ha scommesso il futuro dei pagamenti digitali ma il cui progetto sta attirando fin troppe maledizioni.


Un destino infausto che sembra segnato ironicamente già dal nome, Libra, termine latino che indica il segno zodiacale della Bilancia, per tradizione simbolo di equilibrio e armonia. Di calma e tranquillità, però, il progetto di Facebook non ne ha neanche visto l’ombra finora. La moneta digitale di Zuckerberg sembrerebbe infatti nata sotto una cattiva stella che ne ha marchiato l’esistenza fin dagli albori e che adesso pare già metterne in serio dubbio il futuro.


Tutti i nemici di Libra


Sono in molti tifare contro la moneta di Facebook e il suo intento – per molti versi rivoluzionario – di trasformare per sempre il sistema dei pagamenti con implicazioni non da poco anche per la vita quotidiana e non solamente quella “social” di milioni di persone. A partire dalle banche, quelle tradizionali, che temono di vedersi sottrarre un’enorme fetta di mercato da un social media nato pochi decenni fa dall’idea geniale di due ragazzini e ormai diventato il gigante che tutti noi conosciamo.


L’entusiasmo di Facebook nel progetto Libra si deve scontrare suo malgrado anche con governi e banchieri centrali, che pretendono la stessa regolamentazione già applicata agli altri istituti finanziari. Per i leader delle maggiori economie mondiali e per i board delle loro banche centrali, Libra, come tutte le altre criptomonete che hanno cercato di farsi strada nel mercato finanziario negli ultimi anni, potrebbe diventare potenzialmente un veicolo per il riciclaggio di denaro sporco, e, come sottolinea il quotidiano britannico The Guardian, “una minaccia alla stabilità finanziaria globale, aperta all’abuso della privacy dei dati e pericolosa per i consumatori”.


La scorsa settimana, secondo quanto riferito da Reuters, i Paesi del G7 riuniti a Washington per le riunioni autunnali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale hanno affermato che le “stablecoin” come Libra, ovvero le criptovalute con un prezzo ancorato ad altre risorse quali l’oro o valute poco volatili come l’euro o il dollaro, non dovrebbero essere autorizzate a essere lanciate sul mercato “fino a quando non saranno affrontati i profondi rischi internazionali che queste monete pongono”.

Lo stesso Donald Trump ha dichiarato dal suo account Twitter che Facebook dovrebbe essere soggetta alle leggi bancarie statunitensi nel caso il progetto Libra dovesse andare avanti.
A essere più preoccupati e più intenzionati a rallentare il progetto Libra, sono però i Paesi europei, che hanno più volte affermato di voler andare oltre al semplice vaglio delle autorità di regolamentazione finanziaria bloccando completamente la valuta fin dal suo nascere.

Alla crescente resistenza affrontata da Libra, non ultima anche quella del Congresso americano, si aggiunge così la ferma opposizione delle principali economie del Vecchio continente, con Francia, Italia e Germania, in primis, che hanno dichiarato guerra al progetto della cripto-currency social, promettendo che valuteranno provvedimenti decisivi nelle prossime settimane per dimostrare chiaramente che Libra non è la benvenuta in Europa.

L’influenza di Libra su politica monetaria e sovranità degli Stati

Oltre ai problemi di riciclaggio, frode e finanziamento illecito, c’è infatti un altro punto piuttosto delicato e molto caro ai banchieri centrali e ai governi: Libra rischia di privare le banche centrali del controllo delle loro economie privatizzando l’offerta di moneta.
La nuova moneta, scambiata a livello globale attraverso il social media che conta ad oggi oltre 2 miliardi di iscritti, potrebbe infatti diluire o rendere del tutto inefficaci le politiche monetarie dei banchieri centrali.

Un problema non da poco, come ha sottolineato il governatore della Bank of England, Mark Carney, che in un recente discorso presso il Treasury
Committee sui rischi della stabilità finanziaria, a proposito di Libra ha dichiarato: “Questo non sarà come i social media. Questo non sarà un caso in cui qualcosa si sviluppa, inizia a funzionare e poi il sistema cerca di capire dopo il fatto come lo regolerà”.

Una faccenda seria, in grado di influenzare notevolmente l’economia reale di intere nazioni e non solo quella degli iscritti al social media. Le stesse preoccupazioni del governatore della banca centrale di Londra sono state condivise anche dal Ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, che negli incontri della Banca Mondiale e del Fmi ha giustificato la totale opposizione di Parigi a Libra sottolineando i pericoli che questa rappresenta per la sovranità nazionale.

Le Maire, già sostenitore della Gafa Tax di Macron contro i giganti della tecnologia come Google, Apple e la stessa Facebook, a margine degli incontri a Washington ha dichiarato: “Non permetteremo a una società privata di avere lo stesso potere monetario degli Stati sovrani. La principale differenza tra Facebook e i governi è che siamo soggetti al controllo democratico, cioè al controllo del popolo“.

La Libra Association e il futuro della criptovaluta social

Facebook ha ricevuto negli ultimi mesi pesanti critiche riguardo ai suoi piani di creare un sistema separato di valuta privata che consenta pagamenti a livello internazionale. Non solo perché questo influirebbe negativamente sulle politiche monetarie delle banche centrali, ma anche perché darebbe un enorme potere ad una società privata che già detiene immense quantità di dati ed informazioni strettamente personali su milioni di utenti.


Per scongiurare questo “azzardo morale” la stessa Facebook ha deciso di creare una società apposita per il controllo della criptovaluta: la Libra Association. La creazione di una entità separata da Facebook che gestisca la nuova valuta è stato visto come un modo per mantenere una certa distanza dal social media, che, di fatto, non possiederebbe Libra.

Lo scorso 14 ottobre, il board della Libra Association si è riunito per la prima volta a Ginevra, dove ha la sua sede legale, e ha annunciato ufficialmente la nascita della società composta da 21 membri fondatori, tra cui le società di telecomunicazioni Vodafone e Iliad, colossi del tech come Uber, Spotify e Farfetch, e società di blockchain come Anchorage, Xapo e Coinbase.

Tuttavia, separare Libra da Facebook non è bastato ad allontanare le sventure dal progetto di Zuckerberg. Poco prima della sua nascita ufficiale, dalla lista degli iniziali fondatori e investitori di Libra si sono chiamati fuori due nomi importanti, anzi, importantissimi per una società che punta a rivoluzionare i sistemi dei pagamenti elettronici: Visa e Mastercard.

Le due società dei pagamenti hanno entrambe annunciato nelle scorse settimane di voler abbandonare il progetto e di non voler più entrare a far parte della Libra Association, privando la criptovaluta di due partner potenzialmente fondamentali non solo in Europa e nel resto del mondo occidentale, ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove Facebook punta a fare davvero una rivoluzione nei sistemi di pagamento.

Come se non bastasse, anche altre grandi aziende hanno annunciato la loro uscita dalla Libra Association poco prima del battesimo ufficiale in Svizzera. Tra queste, Stripe, specializzata nell’elaborazione di pagamenti e il gigante delle vendite online eBay, mentre già da tempo si sapeva del ritiro di PayPal dal progetto, il primo grande partner di Libra ad andarsene.

A conti fatti, la pressione politica su Facebook per rivedere o abbandonare del tutto il progetto Libra è stata sufficiente a convincere parte dei membri fondatori a tagliare i legami con la nuova valuta.

Che sia una maledizione o che sia il risultato dell’essersi attirata contro nemici “importanti”, il vento della fortuna non sembra davvero tirare dalla parte del progetto Libra. E pensare che i giorni della Bilancia sono appena terminati.

Andrea Battaglia / insideover.it

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