Sembra non conoscere pace l’avventura di Libra, la criptovaluta di Facebook su cui Mark Zuckerberg ha scommesso il futuro dei pagamenti digitali ma il cui progetto sta attirando fin troppe maledizioni.
Un destino infausto che sembra segnato ironicamente già dal nome, Libra, termine latino che indica il segno zodiacale della Bilancia, per tradizione simbolo di equilibrio e armonia. Di calma e tranquillità, però, il progetto di Facebook non ne ha neanche visto l’ombra finora. La moneta digitale di Zuckerberg sembrerebbe infatti nata sotto una cattiva stella che ne ha marchiato l’esistenza fin dagli albori e che adesso pare già metterne in serio dubbio il futuro.
Tutti i nemici di Libra
Sono in molti tifare contro la moneta di Facebook e il suo intento – per molti versi rivoluzionario – di trasformare per sempre il sistema dei pagamenti con implicazioni non da poco anche per la vita quotidiana e non solamente quella “social” di milioni di persone. A partire dalle banche, quelle tradizionali, che temono di vedersi sottrarre un’enorme fetta di mercato da un social media nato pochi decenni fa dall’idea geniale di due ragazzini e ormai diventato il gigante che tutti noi conosciamo.
L’entusiasmo di Facebook nel progetto Libra si deve scontrare suo malgrado anche con governi e banchieri centrali, che pretendono la stessa regolamentazione già applicata agli altri istituti finanziari. Per i leader delle maggiori economie mondiali e per i board delle loro banche centrali, Libra, come tutte le altre criptomonete che hanno cercato di farsi strada nel mercato finanziario negli ultimi anni, potrebbe diventare potenzialmente un veicolo per il riciclaggio di denaro sporco, e, come sottolinea il quotidiano britannico The Guardian, “una minaccia alla stabilità finanziaria globale, aperta all’abuso della privacy dei dati e pericolosa per i consumatori”.
La scorsa settimana, secondo quanto riferito da Reuters, i Paesi del G7 riuniti a Washington per le riunioni autunnali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale hanno affermato che le “stablecoin” come Libra, ovvero le criptovalute con un prezzo ancorato ad altre risorse quali l’oro o valute poco volatili come l’euro o il dollaro, non dovrebbero essere autorizzate a essere lanciate sul mercato “fino a quando non saranno affrontati i profondi rischi internazionali che queste monete pongono”.
Lo stesso Donald Trump ha dichiarato dal suo account Twitter che Facebook dovrebbe essere soggetta alle leggi bancarie statunitensi nel caso il progetto Libra dovesse andare avanti.
A essere più preoccupati e più intenzionati a rallentare il progetto Libra, sono però i Paesi europei, che hanno più volte affermato di voler andare oltre al semplice vaglio delle autorità di regolamentazione finanziaria bloccando completamente la valuta fin dal suo nascere.
Alla crescente resistenza affrontata da Libra, non ultima anche quella del Congresso americano, si aggiunge così la ferma opposizione delle principali economie del Vecchio continente, con Francia, Italia e Germania, in primis, che hanno dichiarato guerra al progetto della cripto-currency social, promettendo che valuteranno provvedimenti decisivi nelle prossime settimane per dimostrare chiaramente che Libra non è la benvenuta in Europa.
L’influenza di Libra su politica monetaria e sovranità degli Stati
Oltre ai problemi di riciclaggio, frode e finanziamento illecito, c’è infatti un altro punto piuttosto delicato e molto caro ai banchieri centrali e ai governi: Libra rischia di privare le banche centrali del controllo delle loro economie privatizzando l’offerta di moneta.
La nuova moneta, scambiata a livello globale attraverso il social media che conta ad oggi oltre 2 miliardi di iscritti, potrebbe infatti diluire o rendere del tutto inefficaci le politiche monetarie dei banchieri centrali.
Un problema non da poco, come ha sottolineato il governatore della Bank of England, Mark Carney, che in un recente discorso presso il Treasury