Mondo, 15 luglio 2019
Uccisi dai vicini perchè lottavano contro l'epidemia di Ebola
Due congolosi arruolati in una campagna di prevenzione dell'Ebola sono stati uccisi nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sabato notte, ha riferito il ministero della salute lunedì, citato dall'agenzia AFP.
Questi due "agenti della risposta", come vengono chiamati questi operatori umanitari, sono stati uccisi "ciascuno al proprio domicilio tra Beni e Butembo nella provincia del Nord Kivu. "Questi due operatori umanitari erano già stati minacciati dal dicembre 2018", ha dichiarato il ministero nel suo bollettino quotidiano sull'epidemia, aggiungo che l'Ebola ha già ucciso più di 1'650 persone nella regione in quasi un anno.
Le vittime sono un uomo e una donna che vivevano nello stesso vicinato , con quest'ultima che "era già stata aggredita alcune volte poche settimane fa, ma si era salvata perché ha dato denaro agli assalitori", dettaglia il ministero.
Secondo
diverse fonti, riferisce sempre il ministero, gli aggressori sarebbero persone dello stesso vicinato delle due vittime che invidiavano i due operatori perché avevano trovato un lavoro contrastando l'Ebola.
Il Ministero della Salute e i suoi partner, a partire dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), hanno deciso di coinvolgere più persone a livello locale nella lotta contro la "resistenza" della popolazione nella lotta contro scoppio di Ebola.
Queste resistenze riguardano la prevenzione e la vaccinazione, l'ospedalizzazione, funerali "dignitosi e sicuri" che evitino il contatto con i liquidi contagiosi del defunto.
Un dottore-epidemiologo camerunense, inviato dall'OMS nell'ambito della lotta contro Ebola, era già stato ucciso nell'attentato all'ospedale di Butembo il 20 aprile. In un'altra occasione, sempre a Butembo, erano stati attaccati due centri di trattamento di Ebola.