Ticino, 10 maggio 2019
La Polizia blocca gli spettacoli, il circo Orfei si ribella: "Noi abbiamo provato a ottenere le autorizzazioni"
LUGANO – “La Polizia cantonale comunica che oggi poco prima dell'inizio dello spettacolo serale del Circo Orfei, agenti della Polizia cantonale sono intervenuti a Lugano per vietarne le esibizioni. Già nella giornata di ieri era stata intimata ai responsabili la decisione, di competenza del Servizio autorizzazioni, commercio e giochi, relativa al mancato rilascio della necessaria autorizzazione per l'esercizio dell'attività di baracconista o di impresario circense in Ticino.
Questo poiché non sussistono attualmente i requisiti per il suo rilascio. In particolare, il circo non dispone di un valido attestato relativo alla sicurezza dei suoi impianti. Infatti, in base agli articoli 21 e 22 dell'Ordinanza sul commercio ambulante del 04.09.2002, il richiedente deve dimostrare che la sicurezza degli impianti utilizzati sia stata controllata da un organismo di ispezione autorizzato dal Servizio di Accreditamento Svizzero (SAS) o riconosciuto dalla Svizzera nell'ambito di un accordo internazionale. Venendo a cadere questi presupposti e vista la mancata volontà dei responsabili nel voler rispettare la decisione, si è reso necessario l'intervento odierno volto a impedire lo svolgersi degli spettacoli, non solo a Lugano ma anche per quanto riguarda le altre tappe previste su suolo ticinese, fino all'eventuale ottenimento di tutti i necessari permessi.
Contro la decisione è data facoltà di ricorso, privo di effetto sospensivo, al Consiglio di Stato”.
Il comunicato è
di ieri. Il circo Orfei non può esibirsi in Ticino, e a quanto pare non ha nemmeno mostrato la voglia di adeguarsi.
Ma per il suo promotore Davide Trentini non è affatto così. “Quando abbiamo deciso di venire a lavorare in Svizzera ci siamo informati sulle procedure presso tutti i Comuni interessati. Abbiamo presentato loro il nostro libro tecnico e il certificato di collaudo italiano. Per i Comuni, i pompieri e la Polizia andava bene, almeno fino a settimana scorsa, quando il Cantone ci ha contattato e ci ha detto che l’unico modo per avere l’autorizzazione a esercitare era di far collaudare la struttura in Svizzera. Ci hanno indirizzati a una ditta di Wallisellen. Quando siamo arrivati lì abbiamo però scoperto che era chiusa da due anni. Alternative non ce n’erano, così il Cantone ci ha detto di fare il collaudo in Germania, cosa di per sé assurda dato che a quel punto anche il collaudo italiano poteva andare bene. Abbiamo comunque contattato delle ditte, che ci hanno detto che ci volevano tre mesi. È un cane che si morde la coda, e intanto ci hanno imposto il blocco”, è il suo racconto.
E sospetta di pressioni, “in Svizzera c’è una sorta di monopolio”.
“Siamo letteralmente in mezzo a una strada perché non abbiamo un ricovero invernale, essendo in tour tutto l’anno. Siamo 70 famiglie, con bambini piccoli e animali, e non sappiamo come muoverci”, il suo grido d’allarme,