Mondo, 11 aprile 2019

Cina, è caccia ai cristiani: ricompense per chi li denuncia

Non si placa la repressione dei cristiani nella Cina di Xi Jinping. Per uniformare la società al socialismo con caratteristiche cinesi e silenziare ogni possibile fonte di protesta, Pechino ha cambiato il suo atteggiamento nei confronti delle religioni. Spazio soltanto ai culti asserviti al Partito Comunista Cinese, ai credo – per intenderci – autorizzati, schedati e controllati dalle autorità centrali. Gli altri, quelli indipendenti, rappresentano una minaccia troppo grande. Per questo le loro attività sono osteggiate in tutti i modi. Vale per i cristiani ma anche, per esempio, per i musulmani, taoisti e buddhisti.

Il “cattolicesimo con caratteristiche cinesi”

Riguardo alla persecuzione dei cristiani, secondo AsiaNews sarebbero due i modi con i quali il governo limiterebbe la libertà di culto. I protestanti devono fare i conti la Chiesa delle Tre Autonomie, l’unica Chiesa protestante riconosciuta da Pechino nel 1951. Le sue parole d’ordine sono autogoverno, autofinanziamento e autopropaganda. Chi agisce ricorrendo alle Chiese domestiche dissidenti viene vessato e fortemente limitato. Per quanto riguarda i cattolici, la situazione è altrettanto complessa. La Chiesa ufficiale accettata dal governo è l’Associazione patriottica cattolica cinese, fondata nel 1957. Chi opera al di fuori di essa pratica attività religiosa clandestina.

Quali sono le caratteristiche del “cattolicesimo con caratteristiche cinesi“? Intanto ai fedeli è vietato mandare i minorenni al catechismo e affittare stanze per riunioni o iniziative. Inoltre, da un punto di vista architettonico, le stesse chiese devono rispondere a particolari criteri estetici, del tipo non superare una certa altezza. I dissidenti, insieme a chi infrange le disposizioni religiose, finiscono in organismi di Partito dove sono rieducati ideologicamente. I clandestini non hanno chiese o edifici visibili, quindi per portare avanti le loro attività si incontrano in luoghi di fortuna. Scantinati, boschi, appartamenti e via dicendo.

Il caso della diocesi di Fengxian

Insomma, chi non si iscrive alla’Associazione patriottica che regolamenta l’attività religiosa del rispettivo culto non può esercitare il proprio credo liberamente. Le autorità non scherzano, come hanno dimostrato in due episodi avvenuti a distanza di pochi giorni nella diocesi di Fengxiang, nello Shaanxi. Una nuova chiesa, ancora in costruzione, è stata abbattuta a Qianyang lo scorso 4 aprile nonostante alcuni fedeli abbiano cercato di proteggerla.

Lì vicino, nel distretto Taibai, sta per essere raso al suolo il santuario mariano di Mujiaping, una chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Le cronache parlano di 600 fra funzionari e poliziotti arrivati in loco per la demolizione. Gli abitanti del posto hanno però organizzato un sit-in. Circa 200 persone si sono posizionate davanti al santuario per evitare il peggio. Perché questo accanimento? Il motivo
è semplice. Le autorità vogliono che luoghi, persone, sacerdoti e vescovi appartengano all’Associazione patriottica. La diocesi di Fengxiang non è iscritta.

Ricompense per chi denuncia i cristiani clandestini

Ma il governo ha recentemente varato una stretta sul giro di vite della Chiesa clandestina. Pare infatti che le autorità offrano denaro a chiunque faccia la spia e riveli i luoghi in cui sono soliti riunirsi i cristiani. La ricompensa per gli “spifferatori” varia tra i 100 e i 1.000 renminbi, ovvero 13-132 euro. Possono però esserci degli extra qualora siano fornite anche altre informazioni, utili per le indagini sull’organizzazione religiosa illegale. In questo caso l’incasso può salire fino a 3.000 renminbi. O

addirittura a 5.000 se il gruppo denunciato ha legami con l’estero. Il listino prosegue con una ricompensa che può toccare quota 10.000 renminbi (circa 1.300 euro) per chi si rivela d’aiuto per arrestare qualche leader. La stessa AsiaNews rivela che a Guangzhou sarebbero stati emessi due documenti ufficiali per regolamentare le pratiche sopra descritte. Nel primo si illustrano le ricompense, nell’altro si sottolinea come questa “caccia ai cristiani” sia in realtà un modo per proteggere le attività religiose legali da quelle illegali. La differenza fra le due è la dipendenza o meno dal governo.

Il motivo di una simile repressione

Abbiamo accennato ai possibili legami con l’estero di talune chiese clandestine presenti in Cina. Pechino vede come fumo negli occhi ogni possibile ingerenza esterna all’interno dei suoi affari. Certe religioni, come il cristianesimo e l’islam, hanno poco a che vedere con il background culturale cinese. Per questo motivo sono osteggiate dalle autorità. Visti i precedenti storici dei secoli scorsi, con gli occidentali impegnati a colonizzare intere aree della Cina utilizzando anche la matrice religiosa, il Dragone ha assimilato una repulsione, o quanto meno una estrema diffidenza verso questi culti. Ci sono infatti stati casi in cui associazioni religiose altro non erano che coperture politiche per cercare di stabilizzare dall’interno il contesto cinese.

Pechino-Vaticano: un accordo da rivedere

Non è certo una giustificazione del comportamento tenuto oggi da Pechino nei confronti dei cristiani. Ma è una spiegazione sui motivi che spingono il Partito a comportarsi in modo simile. La situazione, per i cristiani, è complicata un po’ in tutta la Cina. A poco è servito l’accordo segreto e provvisorio stilato lo scorso settembre da Pechino e Santa Sede. Anzi, è stato interpretato dal governo cinese come un segnale di riconoscimento della Chiesa patriottica e delegittimazione per i fedeli clandestini. Ma oltre alla religione cristiana ci sono anche altri culti prontamente controllati dall’alto, con associazioni patriottiche vigenti per ogni culto.

(via gliocchidellaguerra.it)

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