Sport, 25 marzo 2019

“Il titolo del 2006 resterà per sempre nel mio cuore”

Nostra intervista con Sébastien Reuille che lascia il Lugano e l’hocke

LUGANO - Indomito, stoico, lottatore, “vecchio leone': è lui, è Sebastien Reuille, 12 anni con la maglia dell’HC Lugano (a parte una breve comparsata a Rapperswil) e ben 1035 partite disputate nella massima serie svizzera, quasi un record, tante storie da raccontare. Ma ora, dopo una lunghissima militanza in bianconero, l’attaccante numero 32 ha deciso di attaccare i pattini al chiodo. Quest’anno ha provato a tenere duro ma ancora una volta alcuni infortuni di troppo gli hanno impedito di portare regolarmente a termine la stagione, anche se lui ci ha messo l’anima pur di dare il suo contributo.

Reuille è da considerare luganese a tutti gli effetti “anche perché la parte più importante della mia vita - e non allude solo a quella sportiva - l’ho trascorsa sulle rive del Ceresio. È la mia città, ho i miei affetti, la mia famiglia, non mi manca nulla. Avevo la possibilità di giocare in altre compagini svizzere, ma non ho voluto: sto troppo bene in Ticino e soprattutto a Lugano”. 

Anche per lui, purtroppo, la sconfitta nel lunghissimo overtime contro lo Zugo di sabato scorso, è coincisa con l’addio alla gloriosa maglia bianconera. Merzlikins volerà nel Nord America, Hofmann andrà a Zugo, Ireland per una destinazione sportiva ancora ignota. Con il romando abbiamo analizzare l’ultimo campionato, chiuso come si sa con l’eliminazione dai playoff. Un finale sofferto e duro da accettare.

“Diciamo piuttosto difficile - attacca Reuille - Ci è mancata una certa costanza di rendimento.
Troppi alti e bassi ci hanno impedito di poter rendere come avremmo dovuto. Ovviamente ne hanno risentito anche i risultati, anche se alla fine siamo riusciti ugualmente a raggiungere i playoff. Purtroppo ai quarti abbiamo avuto di fronte lo Zugo, che ha confermato la sua grande compattezza e solidità tecnico- tattica. Sostanzialmente Diaz e soci hanno prevalso perché hanno saputo evidenziare maggiore lucidità e freddezza nei momenti decisivi".

Perché tanta incostanza di rendimento da parte vostra?
Difficile rispondere a pochi giorni dall’eliminazione. Occorre lasciar passare un po’ di tempo e poi si potrà fare una migliore analisi. Forse ci è mancata la necessaria lucidità per gestire meglio determinate situazioni per girare a nostro favore alcune partite delicate.

Gli svizzeri sono importanti, ma se gli stranieri non... ingranano - com’è stato il vostro caso - allora le cose si complicano maledettamente...
Non è giusto dire così. Preciso che tutti, indistintamente, hanno lavorato sodo, poi sai benissimo che nell’hockey gli equilibri a volte sono molto sottili e quindi basta poco per cambiare l’inerzia di un incontro. Si vince e si perde tutti assieme, non c’è un solo responsabile o dei responsabili. Il gruppo deve essere sempre unito, nel bene come nel male.

Spesso il Lugano è stato incapace di
gestire il risultato, una questione anche mentale?
Sicuramente c ’è anche questo aspetto alla base di alcune situazioni “speciali”. L’hockey talvolta è uno sport crudele perché quando non ci sono i risultati viene a mancare anche una certa fiducia nei propri mezzi. Le vittorie sono la miglior medicina, purtroppo in questo senso abbiamo faticato per gran parte del campionato a trovare un filotto di 5-6 successi consecutivi. Anche in trasferta - per diverse partite - ci sono stati dei problemi e questo malgrado la squadra abbia sempre lottato con grande determinazione.

Quest’anno hai deciso di smettere, una scelta non facile visto quello che ha dato ai colori bianconeri.
A 38 anni e con alcuni acciacchi ancora da smaltire ho pensato che fosse arrivato il momento di dire basta. Lascio lo spazio ai giovani e ad altri giocatori. Prima o poi arriva questo momento, bisogna saper capire quando devi attaccare i pattini al chiodo, fisicamente ce l’avrei fatta ancora per un anno, ma come detto alcuni ferimenti e un problema all'ernia inguinale mi hanno costretto a smettere.

Hai già deciso cosa fare in futuro?
Non ancora, al momento ho un ’attività nel campo immobiliare, ma mi piacerebbe restare ancora vicino all’hockey, in che modo devo ancora stabilirlo. Nei prossimi giorni parleremo con la società e vedremo, se ci saranno delle prospettive sportive. Sarei felice di dare una mano ad un club come il Lugano, che mi ha dato tanto.

Un pronostico sull’attuale campionato: chi vincerà il titolo?
Credo che lo Zugo sia attrezzato per tentare il grande colpo, soprattutto perché è un complesso che non sembra aver punti deboli. Per il resto forse il Berna, che però sta faticando maledettamente contro il Ginevra.

Il più bel ricordo della tua carriera?
Sicuramente il titolo vinto nel 2006 con la squadra allenata da Zanatta e Kreis. Rammento come se fosse ieri il grande recupero con l’Ambri nei quarti. Da quel momento in avanti è stata una scalata di risultati e di belle prestazioni. Una squadra davvero incredibile con i vari Nummelin, Peltonen e Metropolit.

La scorsa stagione, nella semifinale contro il Bienne - sotto per 2-0 nella serie e per 3-0 nella terza sfida - in 4 contro 5 Reuille realizzò una bellissima rete che lanciò in... orbita la squadra e operò la grande rimonta eliminando i bernesi.
Fu un colpo fortunato, ma il merito per il grande recupero non fu solo mio, semplicemente ebbi la fortuna di trovarmi al posto giusto al momento giusto.

Nel 2012 un momento davvero difficile. Un tiro di un tuo compagno in allenamento quasi compromise la carriera di Reuille.
Ci stavamo allenando alla vigilia di una partita. Mi sono messo in mezzo ad un tiro di Conne ed il disco mi è arrivato in pieno volto. È stata dura, ma non ho mollato, tanto che tre settimane dopo ero già sul ghiaccio...Anche con tanti punti di sutura.

G.M.

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