Svizzera, 11 febbraio 2019

Canone radioTV: sul furto da 600 milioni scandalosa omertà

Una decina di giorni fa, il quotidiano romando LeMatin, che ormai esiste solo in versione online (www.lematin.ch), ha fatto un’interessante scoperta, che ha spiegato in un lungo ed approfondito servizio, corredato con tabelle di calcolo.

La Serafe, ovvero la società d'incasso incaricata della riscossione del canone più caro d'Europa al posto della famigerata Billag, su indicazione dei burocrati dell'Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) nell’anno di disgrazia 2019 ci ruberà 600 milioni. Questa cifra andrà a costituire untesoretto, estorto ai cittadini, di cui beneficerà in massima parte l’emittente di regime SSR.

Le mani nelle tasche

Le modalità della ruberia le ha ben spiegate Le Matin nel servizio citato. Si tratta della fatturazione parziale che le economie domestiche starno ricevendo per posta. La popolazione svizzera è infatti stata divisa in 12 “fasce” di pagatori, una per ogni mese. La divisione, dice l’UFCOM, è avvenuta in modo casuale. Chi - ad esempio viene chiamato alla cassa per ottobre, riceve una fattura parziale del canone, per i primi 10 mesi dell’anno, quindi da gennaio ad ottobre 2019. In seguito riceverà il canone intero, da 365 Fr, per i 12 mesi successivi (novembre 2019 - novembre 2020).

Dove sta l’inghippo? Sta nel fatto che il canone non è come un abbonamento ad un giornale. Non ha un termine. Va pagato a vita (a meno di un trasferimento all’estero). Quindi con le fatture parziali si crea un indebito tesoretto. Per l’anno 2019, il canone risulta maggiorato. Si mettono le mani nelle tasche dei cittadini per ingrassare ulteriormente l’emittente di regime (peraltro già gonfiata come una rana). Che poi utilizza i soldi del canone per fare propaganda politica e lavaggio del cervello a favore dell’UE, delle frontiere spalancate, dell’immigrazione incontrollata, dei finti rifugiati, e contro gli odiati “populisti”. Oltre a fare campagna elettorale ai suoi protetti ed alle sue protette tramite inviti compulsivi a pontificare in video.

Restituire il maltolto!

Fatto sta che chi, per sfiga sua, si è trovato inserito nel gruppo di quanti cominceranno a pagare il canone pieno a dicembre 2019, e quindi riceverà una fattura parziale superiore ai 300 Fr, di fatto paga quasi un anno di canone in più. Che non gli verrà mai dato indietro.

Come promesso la scorsa settimana, la Lega non intende stare a guardare. E pretenderà dall’Uflìcio federale delle comunicazioni - la cui nuova responsabile politica è la kompagna Simonetta Sommaruga - che il maltolto venga restituito fino all’ultimo centesimo. Ve lo diamo noi il tesoretto per i compagni di merende della SSR!

Omertà della casta

Allo scandalo del ladrocinio perpetrato dalla “banda bassotti” UFCOM - SSR - Consiglio federale se ne aggiunge un altro. Quello dell’omertà. Qui si stanno rubando ai cittadini svizzeri 600 milioni di Fr - quasi la metà del famigerato contributo di coesione che la partitocrazia vuole regale alla fallita UE “per oliare” - ma nessuno
fa un cip. Solo il Mattino e il Mattinonline hanno ripreso il servizio di Le Matin. Solo la Lega ha preso posizione. Dov’è la partitocrazia? Non pervenuta; come al solito quando ci sono di mezzo gli amichetti dell’emittente di regime. Meglio tenerseli buoni: non sia mai che, se li facciamo arrabbiare, poi non veniamo più invitati a mettere fuori la faccia davanti alle telecamere; vero, politicanti del triciclo?

Difensori dei consumatori?

E le associazioni a tutela dei consumatori? Disperse nelle nebbie! Chiaro: queste associazioni sono ormai delle succursali del P$, ovvero il partito che ha colonizzato le redazioni della SSR. E dunque: citus mutus! Cane non mangia cane!

Basti pensare che la neodirettrice del DATEC autore del ladrocinio, ovvero la kompagna Simonetta Sommaruga, prima di entrare nel governicchio federale faceva la presidenta dell’Associazione svizzera dei consumatori... adesso, con il furto da 600milioni, abbiamo un bell’esempio concreto di come la Simonetta difende i consumatori.

Piccole imprese

Intanto, in queste settimane, i titolari di piccole imprese stanno ricevendo dalla Serafe la bolletta del canone. “Perché devo pagare il canone per la mia ditta, dove non ci sono televisori - si chiedono questi piccoli imprenditori - quando già lo pago come persona privata, sia io che i miei dipendenti?

Risposta: perché così hanno voluto, nell’ordine: la Doris uregiatta, i suoi burocrati, il triciclo PLR-PPD-P$$ alle Camere federali e la risicata maggioranza della popolazione svizzera che nel giugno del 2015 ha accettato la nuova legge sulla radiotelevisione, la quale ha trasformato il canone radiotelevisivo in una tassa pro SSR. L’affossamento della “criminale” iniziativa No Billag ha fatto il resto.

“Opting out"

E chi non ha né una radio, né un televisore, né un’autoradio, né una radiosveglia, né un allacciamento ad internet, né uno smartphone, né un tablet e quindi in nessun modo può guardare la TV o ascoltare la radio? Paga lo stesso. Con quest’unico correttivo: bontà (?) della casta, per cinque anni potrà esercitare il diritto di “opting out” (uella).

Ossia, potrà chiedere per iscritto ai balivi della Serafe (avanti con la burocrazia!) di essere esentato dal pagamento del canone, autocertificando nell’apposito formulario l’assenza di un qualsiasi apparecchio “atto alla ricezione” (il formulario contiene l’elenco degli apparecchi proibiti) e contemporaneamente autorizzando l’UFCOM a svolgere controlli a sorpresa a casa sua per verificare l’esattezza di quanto dichiarato. E se per caso ha fatto il furbetto... megamulta da 5000 Fr!

E chi - ad esempio - ha lo smartphone per telefonare, per messaggiare, per whatsapp, per la posta elettronica, ma certamente nonper guardare la TV online e per di più su uno schermo di pochi centimetri? Chi dispone di un allacciamento internet solo par la posta elettronica? Cassis suoi.
Paga il canone, compreso il furto pro-tesoretto, e tace.

Lorenzo Quadri / MDD

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