Mondo, 31 gennaio 2019

Brexit, "l'Unione europea vuole dimostrare di essere una prigione da cui non si può uscire"

L'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, prevista per il 29 marzo prossimo, è sempre più vicina ma vi è ancora molta incertezza sulle modalità con cui i britannici lasceranno l'Unione, sempre che lo facciano. Martedì sera il parlamento britannico ha votato su una serie di emendamenti che chiedono al governo di evitare un'uscita senza accordo con Bruxelles e di rinegoziare l'accordo raggiunto dalla premier Theresa May con l'UE.

Mandato che però si scontra con il rifiuto di Bruxelles di rinegoziare quanto raggiunto finora. Il nodo principale riguarda l'Irlanda e un meccanismo chiamato "Backstop" che in pratica fa in modo che non si torni a un confine fisico tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, al costo però di mantenere quest'ultima nell'unione doganale dell'UE, cosa a cui i "Brexiter" si oppongono fermamente. Il mandato di Theresa May quindi riguarda essenzialmente il tentativo di trovare una soluzione alternativa al Backstop. Ma da parte dell'UE non sembra esserci alcuna volontà a rinegoziare l'accordo.

Come si spiega la fermezza dell'Unione europea a non volere nemmeno considerare un'alternativa al Backstop? Nessuno nel Regno Unito vuole ristabilire un confine fisico tra le due Irlande, con il rischio che si riaccendano le tensioni tra cattolici e protestanti che hanno marcato l'isola
nel secolo scorso. Secondo l'economista Philippe Murer, intervistato sulla questione dall'emittente RT France, il Backstop non è che un pretesto da parte dell'UE di rendere l'accordo con il Regno Unito inaccettabile per quest'ultimo, facendo finta di stare dalla parte dell'Irlanda. L'unica soluzione, per Muller, è che il Regno Unito "faccia paura all'UE" minacciando un'uscita senza accordo, ipotesi che potrebbe avere gravi conseguenze per le relazioni commerciali tra le due parti.

"La verità è che l'Unione europea vuole dimostrare che è una prigione da cui non si può uscire, un vero incubo per i popoli" spiega Murer "lo abbiamo visto altre volte, quando la popolazione si esprime in modo contrario a quanto desiderato da Bruxelles, la loro volontà è ignorata o sono obbligati a rivotare. I popoli europei sono coscienti che l'UE non ha niente di buono, porta dumping fiscale, dove le grandi aziende possono mettere la sede in piccoli paradisi fiscali, porta dumping salariale con il problema dei lavoratori distaccati" continua l'economista "e quindi l'unica cosa che rimane all'UE è la paura" per poi portare alcuni esempi di intellettuali che sono stati accusati di anti-semitismo da politici UE per aver criticato l'Unione europea, accuse "scandalose" secondo Murer.

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