Ticino, 23 gennaio 2019

Fabio Pontiggia su Alvaro Lojacono Baragiola: "Se vuole mettere la parola fine sugli anni di piombo torni in Italia"

“Lojacono Baragiola ha pagato soltanto per l’attentato terroristico nel quale venne ucciso dalle BR il giudice Tartaglione (17 anni di carcere in Svizzera, non tutti passati dietro le sbarre, grazie alla semilibertà per buona condotta). Quanto agli altri crimini gravissimi, per i quali è stato condannato in via definitiva in Italia (omicidio dello studente greco Mikis Mantakas e agguato e strage di via Fani a Roma per il rapimento del leader della DC Aldo Moro), Lojacono si è sottratto all’espiazione delle pene (inflitte in contumacia in quanto l’imputato era fuggito all’estero)”.

Il direttore del Corriere del Ticino Fabio Pontiggia non usa giri di parole nel suo editoriale contro gli ex militanti delle Brigate Rosse. Pontiggia si concentra in particolar modo su Alvaro Lojacono Baragiola, il quale la scorsa settimana ha rotto il silenzio parlando a Tio.ch e a Le Iene sugli anni di piombo e sulla sua situazione personale.

In quelle interviste (vedi articoli suggeriti), secondo Pontiggia, Lojacono ha “vestito i panni della vittima, seguendo la medesima linea che gli ex terroristi latitanti e non pentiti seguono da anni. Vittima della presunta sete di vendetta dello Stato italiano e del giudizio di chi si rifiuterebbe di trattare le cose storicamente”.

“Sul
piano storico - continua – non c’è più nulla da appurare: il terrorismo rosso è stata un’ondata di violenza ideologicamente accecata contro lo Stato liberaldemocratico, che ha mietuto vittime innocenti in quanto ritenute servitrici o simboli di quello Stato, nella convinzione che la violenza avrebbe prima o poi portato alla rivoluzione e al ribaltamento del sistema. Ancora oggi gli ex terroristi non pentiti di fatto misconoscono che lo Stato liberaldemocratico non è lo strumento che un partito e una classe sociale utilizzano per dominare, ma è l’insieme delle regole e delle istituzioni che garantiscono le libertà e i diritti dei cittadini”.

E ancora: "Oggi come negli anni di piombo. Così facendo restano irrimediabilmente ancorati all’ideologia che aveva armato le loro mani assassine. I crimini compiuti nel più assoluto spregio di queste regole e di queste istituzioni fanno parte sia della verità storica sia di quella giudiziaria. Esigere che chi li ha perpetrati sconti quanto dovuto non è sete di vendetta, ma un atto di civiltà giuridica”.

“Noi – conclude il direttore del Cdt – la parola fine a questa vicenda l’abbiamo messa da tempo. Loro no. Per metterla, devono solo tornare in Italia”.

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