Sport, 21 novembre 2018
Lugano, che rabbia! Ma l’Europa ti ha fatto bello
Il rammarico per l’eliminazione subita ieri contro il Frölunda non deve annebbiare l’ottima prestazione fornita da Chiesa e compagni: qualche errore di troppo e qualche penalità ingenua sono costati carissimo
GÖTEBORG (Svezia) – “Good job, good job!”. Greg Ireland durante il match disputato ieri a Göteborg ha continuato a incitare i suoi ragazzi, ha continuato a sottolineare il buon lavoro fatto e il buon gioco espresso su tutti i fronti della pista, poi però alla fine, purtroppo, è arrivata la doccia fredda firmata da Lasch nei minuti finali che ha fatto evaporare l’impresa di un passaggio del turno che il Lugano – è giusto dirlo – avrebbe anche meritato.
Avrebbe meritato perché ha retto l’urto di un Frölunda capace di giocare a ritmi e con una vigorosità che in Svizzera si vede solo nei playoff, non certo a novembre… avrebbe meritato perché ha saputo soffrire, per poi colpire in ripartenza, soprattutto con un Bertaggia scatenato, crescendo minuto dopo minuto, mettendo in difficoltà gli svedesi, ritrovandosi prima sul 3-1, poi sul 4-3. Avrebbe meritato perché ha saputo guardare in faccia, a testa alta, a un rivale superiore, senza timore reverenziale, nonostante l’assenza di due centri importanti, quali Lapierre e Cunti.
Recuperato almeno Lajunen, infatti, la “musica” è cambiata ed è sembrato rivedere quel Lugano ammirato qualche mese fa, cinico e combattivo, capace
di imporre un forechecking altissimo e redditizio… quel Lugano da playoff capace di arrivare a un nulla dal titolo. Un Lugano che è stato in grado alla fine di mettere in piedi una prestazione da incorniciare, “rovinata” da qualche errore difensivo di troppo e da qualche penalità evitabilissima.
Merzlikins ha cercato di fare i miracoli, ma poco ha potuto, specie nel terzo periodo, quando la difesa ha ballato sul clicking dei padroni di casa, che con troppa facilità si sono trovati a colpire da pochi passi quasi indisturbati, sfruttando le amnesie della retroguardia. Il lettone ha potuto davvero poco quando Lasch lo ha bucato due volte, sfruttando due powerplay davvero ingenui: un cambio scorretto, contemporaneo a uno sgambetto di Klasen, e un colpo di bastone chiamato allo stesso svedese. La linea degli arbitri è stata dura e inflessibile su tutto l’arco del match e, forse, i bianconeri hanno faticato a interpretarla e a capirla.
Certo il rammarico è tanto, verrebbe voglia di mangiarsi le mani, ma in casa Lugano c’è sicuramente la consapevolezza di aver compiuto un passo importante verso la maturità stagionale: c’è da limare e da limitare gli errori grossolani. Quelli sì che ieri sera hanno pesato…