Dalla messe di opinioni pubblicate sui giornali e sui portali online a sostegno della riforma "La scuola che (speriamo non) verrà" (SCV), emerge con prepotenza che il direttore del DECS Manuele Bertoli ha mobilitato le truppe cammellate. Speriamo almeno che gli interventi in questione siano farina del sacco di chi li firma, e non frutto della penna (della tastiera) di qualche scriba dipartimentale pagato dal contribuente.
E' manifesto che il direttore del DECS teme che la votazione popolare sulla "scuola rossa" possa risolversi, per lui, in un'asfaltatura analoga a quella rimediata sull'insegnamento della civica. Per questo è assai nervoso. E’ comprensibile. Del resto, non si è mai visto che un Consigliere di Stato – o, più probabilmente: i suoi scriba di cui sopra – replicasse a stretto giro di posta ad ogni opinione contraria alla “sua” riforma apparsa sui quotidiani. Venendo peraltro pubblicato all’istante, anche alla terza replica. C’è chi deve fare anticamera e chi no.
A fronte della cacofonia dei supporter della scuola che verrà, colpisce il silenzio assordante dei rappresentanti dell’economia. Possibile che questi signori, solitamente assai loquaci, non abbiano nulla da dire a proposito dello scadimento programmato della scuola ticinese? E quindi delle competenze e della competitività dei futuri