VOTAZIONI - Negli scorsi giorni il Consiglio di Stato e i Comuni polo hanno avviato la campagna per il voto del 28 settembre. Purtroppo, invece di aiutare i cittadini a orientarsi, si tenta di confondere le acque: nello stesso calderone finiscono le due iniziative popolari sulla cassa malati (una della Lega, l’altra del PS) e persino la votazione federale sull’abolizione del valore locativo, che non c’entra nulla.
A complicare il quadro, sono poi state diffuse anticipazioni sul Preventivo cantonale 2026, con un deficit previsto di 100 milioni. Il messaggio implicito è chiaro, “non ci sono soldi”, dunque i contribuenti devono solo pagare e star buoni, anche di fronte a una palese ingiustizia fiscale, quella sollevata dalla Lega, che è finalmente tempo di correggere. Un atteggiamento che tradisce un minimalismo politico sconcertante.
Iniziamo col dire che entrambe le iniziative non porranno purtroppo alcun rimedio ai gravosi costi della salute: questo è un campo dove le leggi economiche non funzionano ed è chiaramente l’offerta a determinare la domanda. Finché la politica resterà condizionata dalle potenti lobby del settore e non avrà il coraggio di reagire, ogni tentativo di riforma resterà lettera morta.
Venendo alle proposte in discussione per alleviare le conseguenze dei gravosi premi di cassa malati, abbiamo chiaramente due visioni opposte.
L’iniziativa del PS propone un tetto massimo del 10% del reddito disponibile per i premi. Apparentemente allettante, questa promessa è profondamente insostenibile: sussidiare la differenza costerebbe oltre 300 milioni all’anno e richiederebbe aumenti fiscali significativi, finendo per gravare ulteriormente sul ceto medio. Inoltre, creerebbe un sistema di sussidi permanenti, riducendo la responsabilità individuale e generando aspettative impossibili da sostenere a lungo termine. Su questo punto vi è ben poco da aggiungere..
La proposta della Lega chiede la deducibilità integrale dei premi di cassa malati. Si tratta di una misura mirata, sostenibile e di equità fiscale: riconosce che queste spese obbligatorie non dovrebbero essere tassate e allevia il carico sulle famiglie, senza creare sussidi indiscriminati né mettere a rischio i conti pubblici. Un aiuto quindi indiretto, ma significativo.
A livello cantonale il minor gettito, stimato attorno ai 50 milioni, rappresenta una quota contenuta del bilancio pubblico e potrebbe essere facilmente compensato con un minimo di razionalizzazione della spesa: riducendo l’eccessiva burocratizzazione dell’amministrazione, ripensando in modo più efficiente l’erogazione dei servizi e rivedendo l’ampliamento continuo delle prestazioni legate a bisogni sociali, spesso sovrastimati.
Per quanto riguarda i Comuni polo, i Sindaci di Lugano, Bellinzona, Mendrisio, Locarno e Chiasso hanno scelto di fare campagna contro l’iniziativa della Lega, minacciando aumenti del moltiplicatore e evocando scenari catastrofici privi di fondamento. Una presa di posizione che non può che suscitare perplessità se si pensa che, per l’insieme dei Comuni ticinesi, l’iniziativa comporterebbe infatti un costo di circa 40 milioni, pari a poco più dell’1% della spesa complessiva. Eppure, questo gremio cerca di presentarla come insostenibile, pur continuando – proprio come il Cantone – a rinviare una vera analisi critica delle proprie uscite. Così facendo, si preferisce sacrificare una misura equa e di buon senso piuttosto che affrontare con coraggio l’annoso problema degli sprechi accumulati.
Le città farebbero molto meglio a preoccuparsi dell’iniziativa del PS, che costa 300 milioni all’anno destinati poi a un continuo aumento. Se il Cantone fosse costretto a sostenere un onere simile, il barile verrebbe certo in buona misura scaricato sui Comuni, e allora le difficoltà sarebbero di ben altra portata.
Il 28 settembre i cittadini sono chiamati a scegliere con lucidità, senza farsi intimidire da scenari apocalittici o ricatti politici. L’iniziativa della Lega è equa, sostenibile e offre finalmente un sollievo concreto al ceto medio. Quella del PS, invece, è ideologica, insostenibile e destinata a trasformarsi in un boomerang fiscale per la stessa classe media. È il momento di premiare buon senso e responsabilità.
Piergiuseppe Vescovi
economista