Nel Dipartimento degli affari esteri (DFAE) diretto da Ignazio Cassis regnerebbe un “clima di paura”. All'origine della situazione, una lettera inviata due settimane fa da oltre 250 collaboratori del DFAE a Ignazio Cassis, chiedendogli di prendere una posizione chiara sul conflitto in Medio Oriente. Con questa iniziativa interna, riportata a suo temp dal Blick, i firmatari esprimevano la loro preoccupazione per l'immagine umanitaria della Svizzera.
Finora Cassis non ha risposto ufficialmente alla lettera. A muoversi è stato invece l'ufficio del personale del dipartimento che ha contattato individualmente gli autori della lettera per telefono. Un approccio percepito dai diretti interessati come intimidatorio. "Sembra un tentativo di fare pressione", si è confidato una fonte anonima al Blick. “C'è un clima di paura. Non capisco perché debbano chiamare tutti. Forse pensano che la lettera sia falsa?
Contattato da Blick, il DFAE ha giustificato la sua cautela: "La lettera conteneva alcuni elementi che ne mettono in dubbio l'autenticità". La lettera, infatti, era stata spedita in una busta senza mittente, conteneva errori di ortografia ed era firmata solo per nome, senza firme autografe.
Secondo quanto riportato da CH Media, Toni Frisch, ex delegato del Consiglio federale per l'aiuto umanitario, ha chiesto alla Commissione di gestione di aprire un'inchiesta sulla vicenda. "Non può continuare così", afferma. Confida inoltre di condividere le critiche mosse dai dipendenti del DFAE.
Le opinioni sui presunti errori di ortografia contenuti nella lettera, scritta in italiano, divergono. Secondo gli italofoni intervistati, il testo è "impeccabile in termini di ortografia e grammatica". Nel peggiore dei casi, potremmo discutere sull'uso della preposizione "della" al posto di "nella" in un caso specifico. "Non vi è alcuna ragione linguistica per dubitare dell'autenticità di questa lettera", afferma una persona a conoscenza del caso.
Intanto cresce la preoccupazione tra gli ex ambasciatori speciali in Medio Oriente. L'ex ambasciatore a Tel Aviv Jean-Daniel Ruch, per esempio, teme la creazione di liste nere all'interno del DFAE. Un diplomatico nonchè membro del PLR, Didier Pfirter, sottolinea uno squilibrio strutturale: "A differenza di altri funzionari della Confederazione, i cui diritti acquisiti sono ampiamente tutelati, i dipendenti del DFAE vengono trasferiti ogni quattro anni. Il Dipartimento dispone quindi di una leva di pressione molto più forte rispetto ad altre amministrazioni. Può relegare le voci critiche a posizioni meno attraenti, con la conseguente perdita di stipendio".