Mondo, 14 maggio 2025

Ucraina senza urne: il rinvio a tempo indeterminato delle elezioni che piace all'UE

Il mandato di Zelensky è scaduto, quello del Parlamento anche. Ma la legge marziale permette di rimandare le elezioni. Finché dura la guerra, niente voto. E intanto il potere resta saldo.

UCRAINA - ll 2024 doveva essere un anno elettorale cruciale per l’Ucraina. Il mandato presidenziale di Volodymyr Zelensky, infatti, è scaduto nella primavera dello scorso anno, mentre quello della Verkhovna Rada — il parlamento unicamerale — era già formalmente terminato nell’ottobre 2023. Tuttavia, né elezioni presidenziali né parlamentari si sono tenute. Il motivo ufficiale? La guerra.
 

La legge marziale attualmente in vigore consente di rinviare le elezioni sine die. Finché resta in vigore, le consultazioni possono essere sospese. Una norma pensata per garantire la sicurezza, ma che inevitabilmente solleva anche interrogativi politici: fino a quando si può rimandare la democrazia elettiva in nome dell’emergenza?
 

Le ragioni addotte da Kiev sono legate al rischio per la popolazione: allestire seggi in zone colpite o minacciate da missili potrebbe causare stragi. Tuttavia, nel corso del conflitto si sono svolti numerosi eventi pubblici e visite ufficiali ad alta visibilità — da leader occidentali in visita a Kiev alle celebrazioni pubbliche a Kherson e Kharkiv. Il che alimenta il sospetto che la sicurezza sia solo una parte della questione.


 

In realtà, la situazione fa comodo a molti. Il presidente resta in carica senza dover passare per le urne. I parlamentari mantengono lo status che, tra le altre cose, li esonera dall’obbligo di arruolamento. Per molti di loro, la fine del mandato significherebbe anche l’inizio del rischio concreto di essere chiamati al fronte.
 

Il Partito di Zelensky, "Servo del Popolo", mantiene la maggioranza assoluta in Parlamento. Con i partiti alleati, controlla circa l’80% dei seggi. La principale forza di opposizione filo-russa è stata nel frattempo messa al bando. In questo contesto, l’equilibrio del potere è chiaramente spostato verso l'esecutivo, e ogni decisione presidenziale trova facilmente l’approvazione in Aula.
 

Nel frattempo, Zelensky ha consolidato la propria influenza anche a livello regionale, sostituendo diversi governatori delle oblast con figure di fiducia tramite decreti. Ancora più significativo è il controllo dei centri regionali per il reclutamento, dove la discrezionalità nelle convocazioni militari costituisce un potere silenzioso ma incisivo. Stabilire chi va al fronte — e chi no — è diventato un elemento di potere con forti implicazioni anche sul piano politico.
 

Oggi, mentre si torna a parlare di possibile tregua o cessate il fuoco, si apre un interrogativo: cosa accadrà alla legge marziale? Se i combattimenti si fermano, si potrà ancora giustificare la sospensione delle elezioni? O si aprirà finalmente una finestra per ridare la parola agli elettori ucraini?
 

Molto dipenderà dagli sviluppi del conflitto, ma anche — inevitabilmente — dalla volontà politica di chi oggi detiene il potere. In guerra, si sa, non c’è solo chi combatte con le armi.

Fonte - Festival geografie - Il Mar Nero a colori: analisi geopolitica di Mirko Mussetti

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