SPAGNA - In Spagna è entrata in vigore una misura che, sotto il pretesto di combattere l’evasione e il riciclaggio, colpisce in pieno la libertà finanziaria dei cittadini. D’ora in avanti, chiunque desideri prelevare più di 3.000 euro in contanti dovrà comunicarlo in anticipo all’Agencia Tributaria. Il tutto attraverso un sistema di identificazione digitale, con tanto di ricevuta da presentare alla banca per autorizzare l’operazione.
Chi non lo fa rischia una multa che va dall’1% al 10% dell’importo prelevato, con sanzioni che partono da 600 euro e possono arrivare fino a 150.000 euro. Una stretta senza precedenti, che trasforma il semplice gesto di disporre dei propri risparmi in un potenziale reato amministrativo.
Ma non è tutto. I pagamenti in contanti superiori a 1.000 euro sono vietati. Chi effettua una transazione in contanti oltre questa soglia rischia una sanzione pari al 25% dell’importo. Anche per cifre inferiori, se manca la documentazione “corretta”, le banche hanno l’obbligo di bloccare l’operazione e segnalarla come sospetta.
La legge, ribattezzata “antifrode”, viene giustificata come uno strumento di contrasto all’economia sommersa. Ma il sospetto legittimo è che si tratti di un passo ulteriore verso l’abolizione del contante e il controllo totale delle finanze personali.
Perché un cittadino onesto dovrebbe chiedere il permesso allo Stato per usare i propri soldi? Perché un semplice prelievo dev’essere tracciato, registrato, autorizzato e – se sfugge al radar – punito come una trasgressione fiscale?
È evidente che dietro questa misura si nasconde una visione pericolosa: quella di uno Stato che non si accontenta più di tassare, ma pretende di monitorare e dirigere ogni movimento finanziario dei suoi cittadini. Un precedente grave, che rischia di fare scuola in tutta Europa. E che merita di essere denunciato come tale.