Sport, 04 maggio 2025

Campionessa, mito e schiava del regime dei Ceausescu

La ginnasta Nadia Comaneci, nota 10 ai Giochi Olimpici di Montreal del 1976

LUGANO - Nadia Comaneci non è la grande favorita dei Giochi del 1976 ma è la prima del suo Paese a primeggiare nel concorso generale individuale. Ma non solo: è l’atleta più giovane a vincere una medaglia d’oro nella storia delle Olimpiadi. E quando torna in Patria diventa una sorta di divinità per i suoi connazionali, che patiscono sotto il regime comunista. Lei è il classico esempio di ragazza povera che vince nella vita e Nicolae Ceausescu, padre padrone della Romania, ne usa la sua immagine per scopi propagandistici. E proprio in quegli anni (siamo nel 1978) la Comaneci diventa contro la sua volontà l’amante di Nico Ceausescu, il figlio del despota. Un argomento di cui Nadia, ancora oggi, non vuole sentir parlare, per lei si tratta di un periodo buio, che la portò anche alla depressione. 



Nonostante sia prigioniera dei Ceausescu, la Comaneci continua ad incantare il mondo con le sue esibizioni: nel 1978 vince il concorso generale agli Europei e si impone anche alle parallele asimmetriche. È seconda alla trave. Dopo aver agguantato il titolo iridato a squadre con la Romania l’anno dopo, cade in depressione e viene ricoverata in un ospedale psichiatrico.


Il ritorno a Mosca
Malgrado i suoi problemi personali Nadia nel 1980 torna in pista, e proprio a Mosca, dove si svolgono le Olimpiadi: si conferma nella trave e ottiene l’oro a pari merito nel corpo libero, strappando anche l’argento nella stessa disciplina. Deve accontentarsi del secondo posto nel concorso individuale alle spalle della sovietica Yelena Davidova, anche se i giudici impiegano una trentina minuti per decidere. Nel 1981 domina alle Universiadi con cinque medaglie d’oro. La Comaneci non è però imbattibile, e questo in fondo la rende più simpatica al grande pubblico sportivo, che da sempre non ama chi domina la scena senza avversari. La sua relazione con Nico Ceausescu intanto continua ad essere sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo: “È una coppia rumena, una coppia perfetta”: dice il regime, che insiste nel voler trasmettere una campagna propagandistica assolutamente menzognera usando il nome della Comaneci. Ma lei ha in testa un pensiero fisso e quasi ossessivo: la fuga verso la libertà.


Il ritiro e la fuga
Dopo aver vinto dappertutto, nel 1984 Nadia compie il grande passo e decide di ritirarsi. Siamo alla vigilia delle Olimpiadi di Los Angeles. È un atleta senza motivazioni, sfiduciata e in particolare una donna frustrata. Si dedica allora alle giovani ginnaste rumene, cercando di trasmettere loro i valori dello sport e della vita. Sono anni terribili, prima della grande fuga del 1989, poco prima della rivoluzione rumena, che la porta negli Stati Uniti. E nel Paese nordamericano Nadia rifiorisce al fianco del marito, l’ex ginnasta statunitense Bart Conner. I due si sposano nel 1996 (in Romania, diventata nel frattempo libera) e dieci anni dopo, il 3 giugno del 2006 la Comaneci corona il suo sogno di diventare mamma mettendo al mondo Dylan Paul, che nasce prematuro. Nadia è anche la prima atleta che tiene un discorso alle Nazioni Unite e si impegna pure nelle attività di beneficenza. Insieme al marito crea un’accademia di ginnastica, che oggi conta più di mille studenti, fonda la rivista Gymnast Magazine ed è proprietaria di quattro negozi di articoli sportivi. La sua vita è radicalmente cambiata. “Il profumo della libertà è un qualcosa di meraviglioso. Quando lo si prova una volta, poi non ne puoi più fare a meno. Sono stata fortunata” dirà qualche anno dopo ai microfoni della BBC. Intanto i rumeni continuano a idolatrarla e a vederla come un simbolo di libertà.

JACK PRAN

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