Giorgio Ghiringhelli ha lanciato, lo scorso 12 febbraio, una petizione inviata al Consigliere federale Ignazio Cassis per chiedere un suo intervento a favore dello scrittore Boualem Sansal, prigioniero politico in Algeria dal 16 novembre scorso. “Occorre tener vivo il discorso su Sansal per evitare che la gente e la politica si dimentichi di lui, perché l’indifferenza è il suo peggior nemico” scrive Ghiringhelli nel messaggio in cui presenta la sua iniziativa. Di seguito riportiamo integralmente la petizione di Ghiringhelli inviata a Ignazio Cassis.
On. Consigliere federale Ignazio Cassis,
mi rivolgo a Lei nella sua veste di Consigliere federale, Direttore del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e della Direzione dello sviluppo e della Cooperazione per chiedere un deciso e rapido intervento a favore della liberazione dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal, ingiustamente arrestato per le sue idee lo scorso 16 novembre dal regime algerino e tuttora in prigione.
Boualem Sansal, che pochi mesi fa aveva ricevuto la cittadinanza francese, è uno scrittore di 75 anni autore di romanzi e saggi (che all’estero hanno vinto importanti premi, fra cui il Grand prix del romanzo dell’Accademia francese 2015 per la sua opera “2084: la fine del mondo”) particolarmente critici verso gli islamisti e verso la classe dirigente del suo Paese, accusata di arricchirsi con il petrolio a scapito della popolazione che vive nella miseria, con conseguente massiccia emigrazione dei giovani.
Nel corso di un’intervista rilasciata nell’autunno scorso al media francese “Frontières”, Boualem Sansal aveva espresso l’opinione che una parte del Sahara algerino occidentale potesse appartenere in realtà al Marocco. Il regime algerino ha così colto l’occasione per liberarsi di questo scomodo intellettuale e, al suo ritorno in Algeria da un viaggio in Francia, lo aveva arrestato con il pretesto di aver commesso una lesione all’integrità del territorio nazionale (un reato considerato alla stregua di un atto di terrorismo), per il solo fatto di aver espresso un’opinione sgradita al regime.
Da allora Boualem Sansal è rinchiuso in una prigione e a quanto pare non gli è nemmeno stato consentito di incontrare il suo avvocato francese, François Zimeray. Oltretutto lo scrittore è malato di cancro alla prostata e in caso di una detenzione prolungata arrischia di morire in carcere.
In Francia e in Germania decine di scrittori e intellettuali, fra cui diversi Premi Nobel per la letteratura, hanno lanciato appelli per la sua liberazione. Lo scorso 23 gennaio perfino il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione con la quale si chiedeva la liberazione immediata e incondizionata di Boualem Sansal e di organizzare una missione medica per valutare il suo stato di salute.
Penso che anche la Svizzera debba fare udire la propria voce, poiché il pericolo più grande per Boualem Sansal è l’indifferenza, e occorre dunque internazionalizzare il più possibile questa vicenda che tocca i diritti fondamentali e riguarda dunque tutti.
Convinto di interpretare il pensiero di buona parte dei cittadini svizzeri, chiedo dunque che il DFAE si attivi con tutti i mezzi a sua disposizione a favore di una rapida scarcerazione di Boualem Sansal, eventualmente bloccando fino alla sua liberazione il contributo di 1,32 milioni di franchi che, se non vado errato, la Direzione dello Sviluppo e della Cooperazione verserebbe annualmente all’Algeria “per favorire il reinserimento di detenuti”.
Con ogni ossequio Giorgio Ghiringhelli