Sport, 03 marzo 2025

“In un momento di follia ho ucciso una parte di me”

La squallida vicenda di Leonardo Piepoli, corridore dopatosi con il Cera

LUGANO - Quando venne beccato con le mani nella marmellata (positivo al controllo anti-doping; positivo al Cera) Leonardo Piepoli diede delle spiegazioni farlocche, che non vennero accettate né dai giudici né dalla sua squadra, la Saunier Duval. Dal primo fu squalificato per due anni (carriera finita in pratica, visti i suoi 38 anni), dalla seconda venne licenziato. Il mondo gli crollò addosso. Gloria, fama e soldi improvvisamente finiti nel cestino della carta. “Mi faccio schifo perché mi sono dopato; quel giorno, prima del Tour de France, ho ucciso una parte di me”, fu questo il suo sfogo davanti ai media italiani che lo incalzavano. 



Lui che era stato designato, un po’ frettolosamente, il nuovo Pantani quando esordì fra i professionisti. Pateticamente aggiunse: “Ho ammazzato il ciclismo che è il mio sport e che sinora è stata la mia vita. Ho calpestato la mia dignità, la mia coscienza. Ho deluso me stesso, perché io accetto le debolezze degli altri ma non le mie. Ho toccato il fondo, ora provo a risalire”.


Un triste racconto. Dopo gli anni del famoso doping democratico (ne facevano uso tutti, o quasi, e costava poco) il ciclismo si era illuso che l’EPO fosse stato debellato. Niente affatto, tanto che un nuovo prodotto, il Cera, iniziò a circolare fra i vari team. Si diceva che mascherasse l'eritropoietina (la cui funzione principale era quella di stimolare la produzione di globuli rossi nel midollo osseo). Alla fine Piepoli, che aveva bisogno di qualche spintarella in più per ottenere dei risultati che gli permettessero di strappare dei buon contratti e di vincere ogni tanto qualcosa, ne fece uso.


“Fu un attimo di debolezza, follia, incoscienza. Neanche il tempo di chiedere un parere. Convinto da chi ti fa credere a quello cui di solito non credi. Lo feci solo per tappare il buco di preparazione”. Quando le cose si misero male, Leonardo finì in una sorta di circolo vizioso.“ Furono momenti di paura, di angoscia e panico”. Eppure la tentazione fu grande e nel 2008, al Tour, dominò ad Hautacam. Ma il suo sogno era l’Alpe d’Huez.


Nella trappola
Riccò prima, Piepoli poi: ma inizialmente quest'ultimo negò ogni addebito. Sono servite analisi e accertamenti per arrivare alla sua positività: con lui nella trappola del Cera finì anche il tedesco Stefan Schumacher, positivo al Tour de France. Per il pugliese era comunque la fine del sogno di chiudere in bellezza una carriera trascorsa più che discreta e culminata, come scritto prima, con l’inaspettato successo di Hautacam, sui Pirenei. Il corridore italiano tagliò il traguardo a braccia alzate nella difficile e temuta tappa che portava i girini attraverso i 156 km da Pau ad Hautacam. Era tutta una bugia. Piepoli era bombato.

JACK PRAN

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