Sarà anche vero che in termini numerici i frontalieri sono leggermente diminuiti, l’anno scorso in Ticino, scendendo da 79.579 a 78.683 unità. Ma i giornalai (in molti casi loro stessi frontalieri) che lanciano la notizia parlando di “prima storica” non si sono accorti che nello stesso periodo sono aumentati i disoccupati locali? E davvero non hanno visto, o hanno fatto finta di non vedere, che negli ultimi due anni in Ticino sono andati persi oltre 3.000 posti di lavoro, scendendo da poco più di 249mila a poco meno di 246mila occupati?
Il leggero calo dei frontalieri è quindi in realtà un ulteriore aumento del peso del frontalierato in Ticino. Proporzionalmente, i lavoratori italiani residenti oltreramina occupano uno spazio sempre più grande nel nostro mercato del lavoro, checché ne dicano i giornalai di casa nostra. E a fare le spese di questa invasione sono, ovviamente, i nostri giovani costretti a emigrare a Nord delle Alpi, i nostri lavoratori mandati a casa per fare spazio ai più malleabili nuovi arrivati, i nostri disoccupati che non riescono a reinserirsi poiché giudicati troppo costosi. Proprio una bella evoluzione!
Non è una vittoria
Che poi i dati dei frontalieri andrebbero guardati più nel dettaglio, al posto di sventolare ai quattro venti il presunto calo dei lavoratori provenienti da oltreconfine come se fosse chissà quale vittoria. Come se fosse la dimostrazione che la priorità indigena starebbe finalmente iniziando ad essere applicata. No, la realtà è tutt’altra, i frontalieri calano perché calano i posti di lavoro. E a fare le spese di questa contrazione del mercato del lavoro non sono loro, ma innanzitutto noi. I frontalieri, loro, stanno benissimo e si spingono a conquistare territori dove una volta sarebbe stato quasi impensabile trovarli. Prendiamo Bellinzona, la nostra capitale, situata non esattamente sul confine. Vent’anni fa, nel 2004, a Bellinzona c’erano meno di 700 frontalieri. Alla fine dello scorso anno hanno raggiunto la cifra record di 2.997 unità, in aumento rispetto ai 2.875 dell’anno precedente. A Bellinzona, dunque, non c’è stato alcun calo. L’avanzata frontaliera è proseguita a spron battuto!
Nuovi primati
Sempre nel 2024, l’anno che secondo i nostri giornalai sarebbe quello del “calo storico”, i frontalieri sono aumentati da 705 a 737 ad Arbedo Castione e da 233 a 290 a Lavertezzo. Nel comune di Agno hanno superato per la prima volta nella storia la soglia delle 1.000 unità, mentre a Massagno è stata sorpassata quota 600 frontalieri, anche in questo caso “una prima storica”. Nel comune di Collina d’Oro si contano più di 1.100 lavoratori azzurri provenienti da oltreconfine, nel comune di Tresa sono più di 1.200, a Lugano sono quasi 16.000! Cifre pazzesche!
Più frontalieri, più auto
In questo contesto cade a fagiolo l’interrogazione presentata dalla Lega di Mendrisio per sapere se anche il Magnifico Borgo ha seguito il presunto andamento cantonale. Ebbene la risposta è no! A Mendrisio in un anno il numero di frontalieri è passato da 10.851 a 11.201! Quindi esattamente 350 frontalieri in più, 350 automobili sulle strade che vanno a vanificare qualsiasi sforzo di costruire piste ciclabili o favorire la mobilità condivisa. Da notare, nel Mendrisiotto, anche i 65 frontalieri in più registrati a Castel San Pietro, che si issa al primo posto nazionale nella poco invidiata classifica del frontalierato.
Dove non servirebbero
Interessante infine è notare come l’anno scorso i frontalieri siano aumentati principalmente nei settori in cui non ci sarebbe alcun bisogno di loro. Per esempio, nelle “attività immobiliari” sono cresciuti da 537 a 577, nelle “attività informatiche e altri servizi informativi” da 1.919 a 1.949, nelle “attività legali e contabilità” da 2.347 a 2.434, nelle “attività artistiche e di intrattenimento” da 941 a 954.
Altro che “prima storica”! L’invasione frontaliera continua, imperterrita, indisturbata, senza che nemmeno più si tenti di arginarla. Pori nümm.
C. V.
*Dal MDD
Il leggero calo dei frontalieri è quindi in realtà un ulteriore aumento del peso del frontalierato in Ticino. Proporzionalmente, i lavoratori italiani residenti oltreramina occupano uno spazio sempre più grande nel nostro mercato del lavoro, checché ne dicano i giornalai di casa nostra. E a fare le spese di questa invasione sono, ovviamente, i nostri giovani costretti a emigrare a Nord delle Alpi, i nostri lavoratori mandati a casa per fare spazio ai più malleabili nuovi arrivati, i nostri disoccupati che non riescono a reinserirsi poiché giudicati troppo costosi. Proprio una bella evoluzione!
Non è una vittoria
Che poi i dati dei frontalieri andrebbero guardati più nel dettaglio, al posto di sventolare ai quattro venti il presunto calo dei lavoratori provenienti da oltreconfine come se fosse chissà quale vittoria. Come se fosse la dimostrazione che la priorità indigena starebbe finalmente iniziando ad essere applicata. No, la realtà è tutt’altra, i frontalieri calano perché calano i posti di lavoro. E a fare le spese di questa contrazione del mercato del lavoro non sono loro, ma innanzitutto noi. I frontalieri, loro, stanno benissimo e si spingono a conquistare territori dove una volta sarebbe stato quasi impensabile trovarli. Prendiamo Bellinzona, la nostra capitale, situata non esattamente sul confine. Vent’anni fa, nel 2004, a Bellinzona c’erano meno di 700 frontalieri. Alla fine dello scorso anno hanno raggiunto la cifra record di 2.997 unità, in aumento rispetto ai 2.875 dell’anno precedente. A Bellinzona, dunque, non c’è stato alcun calo. L’avanzata frontaliera è proseguita a spron battuto!
Nuovi primati
Sempre nel 2024, l’anno che secondo i nostri giornalai sarebbe quello del “calo storico”, i frontalieri sono aumentati da 705 a 737 ad Arbedo Castione e da 233 a 290 a Lavertezzo. Nel comune di Agno hanno superato per la prima volta nella storia la soglia delle 1.000 unità, mentre a Massagno è stata sorpassata quota 600 frontalieri, anche in questo caso “una prima storica”. Nel comune di Collina d’Oro si contano più di 1.100 lavoratori azzurri provenienti da oltreconfine, nel comune di Tresa sono più di 1.200, a Lugano sono quasi 16.000! Cifre pazzesche!
Più frontalieri, più auto
In questo contesto cade a fagiolo l’interrogazione presentata dalla Lega di Mendrisio per sapere se anche il Magnifico Borgo ha seguito il presunto andamento cantonale. Ebbene la risposta è no! A Mendrisio in un anno il numero di frontalieri è passato da 10.851 a 11.201! Quindi esattamente 350 frontalieri in più, 350 automobili sulle strade che vanno a vanificare qualsiasi sforzo di costruire piste ciclabili o favorire la mobilità condivisa. Da notare, nel Mendrisiotto, anche i 65 frontalieri in più registrati a Castel San Pietro, che si issa al primo posto nazionale nella poco invidiata classifica del frontalierato.
Dove non servirebbero
Interessante infine è notare come l’anno scorso i frontalieri siano aumentati principalmente nei settori in cui non ci sarebbe alcun bisogno di loro. Per esempio, nelle “attività immobiliari” sono cresciuti da 537 a 577, nelle “attività informatiche e altri servizi informativi” da 1.919 a 1.949, nelle “attività legali e contabilità” da 2.347 a 2.434, nelle “attività artistiche e di intrattenimento” da 941 a 954.
Altro che “prima storica”! L’invasione frontaliera continua, imperterrita, indisturbata, senza che nemmeno più si tenti di arginarla. Pori nümm.
C. V.
*Dal MDD