La Svizzera ha deciso di iniziare una nuova fase di negoziati con Grecia, Cipro e Bulgaria per la gestione della migrazione. Questo passo, approvato dal Consiglio federale, fa parte del secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'Unione Europea (UE) e si concentrerà sul periodo 2025-2029.
Un contributo di 200 milioni di franchi per la migrazione
La Svizzera ha stanziato un credito quadro di 200 milioni di franchi per contribuire alla gestione della migrazione in Europa. Gli Stati beneficiari vengono scelti in base a criteri che considerano l’entità dei flussi migratori, le esigenze locali e gli interessi della Svizzera stessa.
Nella prima fase, iniziata nel 2022, la Svizzera ha già collaborato con Grecia, Cipro e Italia, finanziando programmi di cooperazione per un totale di 70 milioni di franchi. Ora, per la seconda fase, negozierà nuovamente con Grecia e Cipro, e includerà anche la Bulgaria, già partner per altre iniziative.
Obiettivi dei negoziati e utilizzo dei fondi
I negoziati si focalizzeranno su quali settori tematici saranno supportati e su come ripartire i 70 milioni di franchi disponibili per questa seconda fase. I fondi potranno essere utilizzati per migliorare le procedure di asilo, rafforzare le infrastrutture, favorire il rimpatrio volontario e la reintegrazione, e adottare misure per prevenire la migrazione irregolare.
Il credito quadro per la migrazione prevede anche un fondo di reazione rapida, utile per intervenire nei casi di crisi migratorie improvvise, come già successo con l'accoglienza dei rifugiati dall'Ucraina.
Una collaborazione che riguarda anche la Svizzera
Questo contributo permette alla Svizzera di contribuire alla gestione della migrazione in Europa, partecipando attivamente a migliorare le condizioni nei Paesi maggiormente esposti ai flussi migratori. Tale cooperazione mira a stabilizzare le situazioni migratorie alle frontiere dell'UE, da cui anche la Svizzera può trarre benefici in termini di sicurezza e gestione migratoria.
In conclusione, la Svizzera continuerà a sostenere gli sforzi europei per gestire la migrazione, ma rimane vigile sugli sviluppi e sulle necessità dei Paesi con cui collabora.