LUGANO – La corsa verso un posto nei gironi di Champions League è terminata. Il Lugano ora dovrà provare a conquistarsi un posticino nella prossima Europa League, iniziando ad affrontare il Partizan Belgrado, ma la prestazione sfoderata a Istanbul resterà a lungo nell’immaginario di molti e dovrà dare ancora più consapevolezza alla truppa di Mattia Croci-Torti per puntare in alto, sempre più alto, almeno in patria.
Certo, il risultato alla fine martedì ha premiato nuovamente la formazione allenata da Mourinho che, ancora una volta, si è aggrappato alla qualità dei singoli – leggasi Dzeko, autore di quatto reti nella doppia sfida – ma il Lugano è stato in grado di sorprendere, di aggredire e di non far capire nulla al Fenerbahce per lunghi tratti del match. Se già a Thun i bianconeri per gran parte del match si erano fatti preferire rispetto alla compagine turca, martedì le decisioni tattiche e l’atteggiamento messo in campo hanno sorpreso tutti, compresi gli avversari, aggrediti e messi in difficoltà in ogni parte del campo e per 60’ si è vista una sola squadra in campo: il Lugano.
Poi… poi è arrivata la zuccata di Dzeko e le cose sono cambiate, ma il Fenerbahce, nel suo catino, ha sudato freddo a lungo e se pensiamo a come il Lugano un anno fa era uscito dai preliminari di Europa League contro l’Union Saint-Gilloise, c’è da restare stupiti di come e di quanto sia cresciuta questa squadra nell’arco di 12 mesi. Orgoglio, idee tattiche, voglia di sacrificarsi: queste le chiavi di volta e i capisaldi di un gioco, quello preferito dal Crus che sicuramente ora non sarà felice, ma che guardando al futuro prossimo non può che sorridere. Con queste basi il suo Lugano ha tutto il diritto di sognare in grande, almeno in Patria.