Proseguono le indagini sulla tentata rapina alla gioielleria Taleda
Sono passate tre settimane dall'assalto alla gioielleria Taleda nel cuore di Lugano e le indagini, sotto la guida del procuratore pubblico Simone Barca, continuano intensamente. Sebbene i quattro responsabili non siano ancora stati formalmente identificati, si sospetta che siano due croati di 46 e 34 anni e due serbi di 48 e 34 anni.
Collegamenti con indagini internazionali e precedenti penali
Le autorità hanno scoperto che due degli indagati sono già noti per reati simili in altri paesi europei, il che ne sottolinea la pericolosità. Uno dei sospetti, un uomo di 48 anni, ha precedenti in Svizzera: è stato condannato nel 2019 nel Canton Vaud a sei anni di reclusione per rapina. La conferma della loro identità potrebbe ulteriormente rafforzare questi collegamenti internazionali.
Possibile affiliazione ai Pink Panthers
Gli investigatori sospettano che il gruppo possa avere legami con i Pink Panthers, una famigerata banda di ex militari serbi nota per audaci rapine di gioielli. Il gruppo è diventato celebre nel 2003 dopo un furto a Londra che fruttò oltre 23 milioni di sterline. Il nome "Pink Panthers" deriva da un episodio in cui un diamante azzurro venne trovato nascosto in un vasetto di crema, simile a una scena del film "La Pantera Rosa colpisce ancora". Da allora, i membri della banda hanno adottato il soprannome, indossando persino magliette rosa durante un colpo a Zurigo.
Dinamica dell'assalto
Durante l'assalto alla gioielleria Taleda, i quattro rapinatori erano armati di pistole cariche. L'intervento della Polizia comunale di Lugano ha portato a uno scontro: uno dei rapinatori, anziché arrendersi, ha puntato la pistola contro gli agenti, costringendo uno di loro a sparare. Il proiettile ha colpito la porta della gioielleria, conficcandosi nel muro.
Indagini in corso
Le indagini si stanno concentrando sull'analisi dei telefonini sequestrati ai sospetti, nella speranza di ottenere ulteriori prove delle loro attività criminali e dei loro collegamenti con i Pink Panthers. La detenzione preventiva dei quattro uomini è stata estesa per tre mesi, tempo durante il quale le autorità sperano di raccogliere abbastanza prove per accusarli di rapina aggravata, esposizione a pericolo della vita altrui, violenza e minacce contro pubblici ufficiali, e violazione della Legge federale sulle armi.
Le prossime settimane saranno cruciali per chiarire i dettagli di questa tentata rapina, confermare le identità dei sospetti e le loro connessioni, e prevenire ulteriori atti criminali, garantendo così la sicurezza della comunità.
Sono passate tre settimane dall'assalto alla gioielleria Taleda nel cuore di Lugano e le indagini, sotto la guida del procuratore pubblico Simone Barca, continuano intensamente. Sebbene i quattro responsabili non siano ancora stati formalmente identificati, si sospetta che siano due croati di 46 e 34 anni e due serbi di 48 e 34 anni.
Collegamenti con indagini internazionali e precedenti penali
Le autorità hanno scoperto che due degli indagati sono già noti per reati simili in altri paesi europei, il che ne sottolinea la pericolosità. Uno dei sospetti, un uomo di 48 anni, ha precedenti in Svizzera: è stato condannato nel 2019 nel Canton Vaud a sei anni di reclusione per rapina. La conferma della loro identità potrebbe ulteriormente rafforzare questi collegamenti internazionali.
Possibile affiliazione ai Pink Panthers
Gli investigatori sospettano che il gruppo possa avere legami con i Pink Panthers, una famigerata banda di ex militari serbi nota per audaci rapine di gioielli. Il gruppo è diventato celebre nel 2003 dopo un furto a Londra che fruttò oltre 23 milioni di sterline. Il nome "Pink Panthers" deriva da un episodio in cui un diamante azzurro venne trovato nascosto in un vasetto di crema, simile a una scena del film "La Pantera Rosa colpisce ancora". Da allora, i membri della banda hanno adottato il soprannome, indossando persino magliette rosa durante un colpo a Zurigo.
Dinamica dell'assalto
Durante l'assalto alla gioielleria Taleda, i quattro rapinatori erano armati di pistole cariche. L'intervento della Polizia comunale di Lugano ha portato a uno scontro: uno dei rapinatori, anziché arrendersi, ha puntato la pistola contro gli agenti, costringendo uno di loro a sparare. Il proiettile ha colpito la porta della gioielleria, conficcandosi nel muro.
Indagini in corso
Le indagini si stanno concentrando sull'analisi dei telefonini sequestrati ai sospetti, nella speranza di ottenere ulteriori prove delle loro attività criminali e dei loro collegamenti con i Pink Panthers. La detenzione preventiva dei quattro uomini è stata estesa per tre mesi, tempo durante il quale le autorità sperano di raccogliere abbastanza prove per accusarli di rapina aggravata, esposizione a pericolo della vita altrui, violenza e minacce contro pubblici ufficiali, e violazione della Legge federale sulle armi.
Le prossime settimane saranno cruciali per chiarire i dettagli di questa tentata rapina, confermare le identità dei sospetti e le loro connessioni, e prevenire ulteriori atti criminali, garantendo così la sicurezza della comunità.