Eppure un tempo Martins era un sostenitore dell'integrazione europea e dello spazio economico europeo. "Per molto tempo ho visto l'Ue come una sorta di macchina della pace: nel frattempo, l'Ue è sul piede di guerra, basta guardare l'Ucraina, non posso accettarlo", spiega. "A lungo sono stato favorevole all'adesione all'Unione europea, oggi sono un convinto oppositore. Sono favorevole ad accordi tecnici affinché le aziende svizzere non debbano subire svantaggi nell'Ue: dal punto di vista politico l'Ue non deve invece interferire con la Svizzera".
Martin critica Cassis in particolare per aver deciso di non invitare la Russia alla conferenza del Bürgenstock, ciò che ritiene essere una violazione della Costituzione: "So che alcuni dipendenti di alto rango del Dipartimento degli esteri sono d'accordo con me, altri non li riconosco più. Molti dei miei colleghi hanno dedicato tutta la loro vita alla pace: ora stanno in silenzio. Peggio ancora, quelli che parlano si sono trasformati in sostenitori della guerra, stanno tradendo la loro professione. Con il pretesto che la Svizzera deve adattarsi alle nuove circostanze, stanno abbandonando la nostra neutralità. La politica estera svizzera in relazione all'Ucraina e alla Conferenza di Bürgenstock è una vergogna", afferma l'ex ambasciatore 74enne. "Cassis sarebbe obbligato a mantenere alta la neutralità, questo è il mandato costituzionale: ma il ministro degli esteri non la tiene in considerazione. La situazione è grave, c'è un grande fermento tra la base e i pianti alti del Dfae”.
Per questo Martins ritiene che Cassis avrebbe dovuto dimettersi da tempo. "In un Paese normale, Cassis avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni già da tempo", continua. "Mette a rischio la sicurezza della Svizzera: ci troviamo sotto il fuoco incrociato di altri Paesi. E non dobbiamo dimenticare: il pericolo di una guerra nucleare in Ucraina è enorme. Questo rende le prese di posizione unilaterali ancora più pericolose. La Svizzera dovrebbe invece contribuire con urgenza alla de-escalation".
"Avevamo una politica estera attiva e neutrale, eravamo rispettati all'estero. Da quando Cassis è arrivato nel 2017 non è più così. All'estero la gente non prende più sul serio la Svizzera: non si sa più cosa rappresenta la Confederazione, è diventata imprevedibile, il Consiglio federale ha svenduto la neutralità. Se si viene percepiti dai piccoli Paesi come non neutrali, non è poi così grave, ma ora abbiamo un problema reale: grandi potenze come gli Stati Uniti e la Russia non ci vedono più come neutrali", conclude il 74enne.