Sport, 04 giugno 2024

“Sì, era rigore”. Ma come si fa ad accettarlo in epoca VAR?

Le dichiarazioni rilasciate dal Dipartimento arbitrale dell’ASF lasciano davvero sbigottiti

LUGANO – Ormai qualche giorno è passato, quel gusto amaro della sconfitta, della beffa, dell’occasione mancata è iniziato a passare. In casa Lugano si pensa più a costruire il futuro, alla decisione che prenderà Sabbatini sul suo di futuro e si cerca di mettere da parte il passato. Un passato, quello recente, che irrimediabilmente coincide con la sconfitta rimediata contro il Servette domenica. Una sconfitta giunta ai calci di rigori, dopo ben 3 occasioni avute per chiudere a proprio favore la contesa, ma che è stata condizionata dal clamoroso rigore non concesso ai bianconeri al minuto 88, quando il colpo di testa di Grgic – ormai diretto verso la porta sguarnita – è stato bloccato da Tsunemoto con le braccia. 

 
 
Esatto, non col braccio, ma con entrambe le braccia. Un doppio tocco che ha fatto sobbalzare la panchina del Lugano, i tifosi presenti allo stadio, la dirigenza e tutti quei suppporters che hanno deciso di assistere al match da casa o dal giardino davanti a una succulenta grigliata. Le immagini, in effetti, sembravano chiare, lampanti: era fallo di mano e di conseguenza rigore. Incredibilmente, però, il direttore di gara Dudic ha sorvolato e dalla sala VAR nessuno lo ha richiamato per andare a rivedere l’intervento sul monitor.
 
 
Peccato che poche ore dopo dall’ASF sia giunta un’ammissione di colpa. “Dopo un’attenta riflessione e l’analisi di tutti i pareri e di tutte le immagini, possiamo affermare che si trattava di fallo di mano col braccio sinistro. Di conseguenza bisognava intervenire – ha spiegato il Dipartimento arbitrale dell’ASF al ‘CdT’ – Il direttore di gara all’inizio si era accorto solo del primo contatto col braccio destro che era attaccato al corpo e siccome il VAR non era sicuro al 100% del contatto col braccio sinistro ha rinunciato a raccomandare all’arbitro di controllare le immagini al video”.
 
 
E qui va fatta una riflessione. È vero che sbagliare è umano, è vero che l’arbitro deve decidere in pochi istanti e anche se posizionato nel modo migliore, può non vedere un contatto o un fallo, ma in epoca VAR come si possono accettare certi errori? E non lo diciamo solo perché a pagarne le conseguenze sia stato il Lugano, ma semplicemente perché in questo modo è tutto il calcio svizzero – intenso come Super League e classe arbitrale – a perdere di credibilità. “L’arbitro non si è accorto del secondo tocco e il VAR non era sicuro al 100% del contatto col braccio sinistro”, ha spiegato il Dipartimento arbitrale dell’ASF, ma è proprio in quel momento che si dovrebbe richiamare il giudice di gara per un “on field review”, per visionare più attentamente un determinato episodio. E questo non lo diciamo noi, “semplici” giornalisti, ma sono le regole imposte per l’uso della VAR.
 
 
Poi magari Mall, dopo essersi superato già nei pochi minuti di partita in cui è sceso in campo, avrebbe parato il rigore bianconero, chi lo sa. O magari Sabbatini si sarebbe presentato sul dischetto del rigore, trasformando il tiro dagli 11 metri, regalando la Coppa al Lugano. Chi lo sa. In ogni caso quel rigore, questo tipo di errore, non è accettabile quando ci sono telecamere in ogni dove, dedite proprio a scovare tali interventi: in epoca VAR tutto questo non è concepibile.

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