Sport, 07 maggio 2024

“Tadej Pogacar è il favorito, ma occhio alle imboscate”

Sabato è partito il Giro d’Italia. Ne parliamo con il ticinese Mauro Gianetti team principal della UAE Emirates la squadra del campionissimo sloveno

LUGANO - Mauro Gianetti, il CEO della UAE Emirates, la squadra di Tadej Pogacar, è fiducioso.
“Sappiamo bene che lo sloveno è il gran favorito alla vittoria finale. Ma sappiamo pure che si bisognerà stare attenti ai trabocchetti e alle imboscate. Ogni giorno sarà una battaglia, ogni giorno sarà una classica. Siamo pronti a tutto”. L’ex vice-campione del mondo ha appena finito di contare le vittorie del suo team nel 2024: “Sono 30, grazie al successo di Isaac Del Toro Romero al Giro delle Asturie. Annotatevi il nome di questo corridore messicano appena ventenne: nel 2023 ha vinto l’Avenir. Ha tutto per diventare protagonista; è buono su ogni percorso”. Ma torniamo alla corsa rosa e a Pogacar. 



Mauro: facciamo fatica a pensare che il suo pupillo non vinca il Giro.
Non ci nascondiamo di sicuro. Conosciamo la forza e la potenzialità del nostro corridore e siamo consapevoli che tutti gli occhi saranno puntati su di lui. Nelle corse a tappe è uno dei più forti al mondo e pure nelle classiche ha dei grandi numeri. Ciò che ha fatto alla Liegi-Bastogne-Liegi è semplicemente straordinario. Sapevamo che avrebbe attaccato sulla Redoute e così è stato. E nessuno ha saputo contrastarne il passo. Contiamo che anche al Giro possa dare spettacolo. Perchè lui è un corridore nato per questo: vincere sì, ma con azioni mirate che possano esaltare il pubblico.


È  l’uomo da battere.
Non sarà facile gestire il ruolo di favorito. Ma toccherà agli altri dimostrare qualcosa: se vorranno fermarlo, dovranno dare il cento per cento. Tadej è pronto alla battaglia. Si presenta ai nastri di partenza in ottime condizioni fisiche ed è molto ottimista, anche se si rende conto che non sarà semplice come qualcuno pensa.


Come è arrivato al Giro lo sloveno?
Carico come non mai. La pressione è tutta su di lui? Pogacar ha vinto due Tour e diverse classiche: non credo che possa temerla. È abituato a situazioni del genere. La vittoria alla Doyenne, poi, lo ha motivato ulteriormente.


E la doppieta Giro-Tour?
Credo di poter affermare che in questo momento gli interessi solo la vittoria al Giro. Poi penserà alla Grande Boucle. È meglio concentrarsi sul presente, per evitare brutte sorprese. Non nego per altro che la vittoria in Italia e poi in Francia sia il nostro grande obiettivo. Abbiamo i numeri per centrarla.


Chi sono i suoi avversari più pericolosi?
Sono diversi i corridori che possono infastidirlo. Prendo Thomas, che ha già vinto un Tour de France, penso a Quintana, che nel 2014 si impose alla corsa rosa oppure a Bardet, corridore che ha nelle corde le grandi imprese ma che non si è ancora espresso come vorrebbe. Questi sono i tre rivali principali. Ma non dimenticherei nemmeno il promettente belga Uijtdebroeks, che sinora si è nascosto, oppure Laporte e gli italiani Caruso e Tiberi.


Che ne dice del percorso?
Mi pare molto duro, con tante salite. Negli ultimi anni gli organizzatori hanno cercato di portare equilibrio: anche gli sprinter e i finisseur potranno dire la loro parola.


Pogacar proverà a indossare subito la maglia rosa?
Le prime frazioni comprenderanno anche degli strappi impegnativi e in teoria il nostro corridore potrebbe attaccare. Vedremo: lasciamoci stupire, di certo capiremo subito che aria tira. Non ci tiriamo indietro.


In conclusione: dopo le grandi vittorie, anche recenti, di Tadej, molti osservatori hanno provato ad accostarlo ai grandi campioni del passato. Merckx e Hinault, tanto per non fare nomi. 
Non mi azzardo a dare giudizi sulla questione. Stiamo parlando di epoche totalmente diverse, stiamo parlando di un ciclismo differente. Le dinamiche sono cambiate, il modo di interpretare le corse e la preparazione idem. Merckx, Hinault erano...Merckx e Hinault. Eviterei paragoni.


MAURO ANTONINI

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