Colbrelli: la Roubaix del 2021 ebbe un sapore leggendario. Lei che alza al cielo le braccia con la maglia tutta infangata e poi fa esplodere tutta la sua gioia appena tagliata la linea del traguardo.
Eh sì, quella fu una gara molto particolare e sofferta. Corremmo in autunno per via del Covid, e il tempo era pessimo. Vento, freddo, pioggia, tanta pioggia e le strade ovviamente impossibili. Si faceva fatica a stare in piedi. Allora come oggi il gran favorito era Van der Poel, anche se non era ancora il corridore che tutti conosciamo adesso. Ci fu una fuga iniziale di un gruppetto di corridori e poi, ad un certo punto, Gianni Moscon partì in contropiede, grazie anche al tatticismo dei migliori.
Che fece da apripista su stradine impossibili.
Gianni fu epico quel giorno. Se ne andò in modo prepotente, grazie ad un ritmo sostenuto su un tracciato in cui stare in sella non era certo facile. Ad un certo punto credevo che ce l’avrebbe fatta, visto che aveva più di un minuto di vantaggio.
Poi però…
Moscon ha dapprima bucato e in seguito è pure caduto perdendo il cospicuo vantaggio che aveva. Se non sbaglio mancavano una ventina di chilometri all’arrivo. A quel punto la gara cambiò completamente volto e andai in testa con Van der Poel e Vermeesch. L’olandese continuava ad attaccare ma io riusci sempre a contenerlo. Quando giungemmo al velodromo mi dissi: non hai nulla da perdere, il favorito è lui. E così chiusi gli occhi e mi buttai a capofitto verso la gloria. Eravamo stanchissimi e coperti di fango. Quando mi resi conto di aver vinto, feci esplodere tutta la mia gioia.
Per Moscon, invece, un dramma.
Andai da lui e gli dissi che avrebbe meritato la vittoria. Nel ciclismo, però, conta anche la fortuna e in quella Roubaix io ne ebbi più di lui. Non mento quando dico che in fondo mi è spiaciuto per Gianni.
Per lei fu un annata storica.
Esatto: vinsi il campionato italiano su strada, gli Europei e infine la Parigi-Roubaix. Una stagione da leggenda. Poi l’anno dopo quel guaio al Giro di Catalogna. Peccato…
M.A.