Lo scorso 15 gennaio avevo inviato alla stampa un comunicato intitolato “Più islamizzazione = più antisemitismo” concernente la nuova edizione del premio “Swiss Stop Islamization” che organizzo dal 2018. Nel comunicato, dal titolo chiarissimo, scrivevo che dopo lo scoppio della guerra in Israele “gli stessi che mi davano del razzista per via della mia battaglia contro l’islamizzazione si stupivano per l’ondata di antisemitismo importato che si sta diffondendo in Svizzera, in Europa e perfino negli Stati Uniti d’America, dove si moltiplicano le dimostrazioni pro Palestina ( e direttamente o indirettamente pro Hamas) con la massiccia partecipazione di islamici salafiti, razzisti e antisemiti e degli “utili idioti” della sinistra che gli reggono la coda tirandosi la zappa sui piedi. Eh sì, perché poi dopo gli ebrei toccherà a noi , cristiani e atei, di destra e di sinistra, uomini e – soprattutto – donne, subire in casa nostra il razzismo islamico apertamente fomentato da Allah nel corano”.
Solo il Mattino della domenica, il Mattinonline e Il Paese avevano pubblicato quel comunicato. Gli altri, zitti ! Eh sì, perché non è politicamente corretto fare un nesso fra l’aumento dell’islamizzazione e la crescita dell’antisemitismo.
Eppure basta leggere i testi sacri dell’islam per capire da dove – ben prima della nascita dello Stato di Israele presa oggi a pretesto - viene tanto odio verso gli ebrei (oltre che verso i miscredenti in generale) da parte dei seguaci di Allah e del suo Profeta, che a Medina taglìò personalmente la testa a tutti gli uomini di una tribù di ebrei che non avevano accettato di essere suoi alleati. E siccome nel corano (Sura 33 versetto 21) Allah dice ai musulmani che Maometto rappresenta per loro “il magnifico modello”, ecco che siccome l’esempio vien dall’alto non v’è da stupirsi se dove arriva l’islam aumenta l’antisemitismo. E’ talmente semplice e matematico : eppure i giornalisti di tutta Europa hanno paura a scriverlo o almeno ad approfondire l’argomento!
Il giovane musulmano che ha accoltellato un ebreo a Zurigo, radicalizzatosi nella tranquilla Svizzera e proprio nel Cantone in cui, nella moschea di Winterthur, qualche anno fa un imam invitava i fedeli a uccidere i musulmani che non pregavano, ha semplicemente messo in pratica gli insegnamenti della sua violenta e razzista religione e con il suo atto si è certamente guadagnato il Paradiso. Allah stesso, nel corano ( 4:74 e 9:111) , dice che “ a chi combatte per la causa di Allah, sia egli ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa” e promette il Paradiso solo a coloro che “combattendo sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi”.
Per combattere contro l’antisemitismo di matrice islamica e contro il terrorismo islamico , non basta la prevenzione ma occorre intervenire alla radice e mettere un freno, o meglio uno stop, alla criminale colonizzazione islamica dell’Europa effettuata tramite la demografia (immigrazione, nascite e conversioni). Come agire concretamente, prima che sia troppo tardi ? Ecco la “ricetta” suggerita dal giornalista italiano Giulio Meotti nel suo recente libro “La dolce conquista: l’Europa si arrende all’islam”: 1) Chiudere i confini esterni dell’Unione Europea restringendo il diritto di asilo – 2) Selezionare l’immigrazione su base culturale e religiosa, escludendo chi vuole portare un’ideologia di sottomissione e stabilendo canali preferenziali per i cristiani perseguitati in Africa e in Medio Oriente – 3) Inserire il riconoscimento delle radici giudaico-cristiane nei documenti ufficiali dell’UE – 4) Espellere gli agitatori dell’islam radicale e chiudere le loro moschee – 5) Fermare il flusso di denaro dalle dittature islamiche (ndr. in special modo Qatar e Arabia Saudita, ma pure Turchia) verso le nostre democrazie – 6) Cancellare mezzo secolo di politiche multiculturali a favore dell’assimilazione – 7) Fermare la “cancel culture” – 8) Incentivare massicciamente le politiche demografiche – 9) mettere al bando i simboli dell’islam politico ( burqa, minareti , muezzin, preghiere per strada)- 10) Difendere la libertà di espressione e riconquistare i “territori perduti” in tutta Europa.
Giorgio Ghiringhelli