UDINE (Italia) – Non è stato un weekend calcistico semplice quello andato in scena in Italia negli scorsi giorni. Domenica a Salerno, dopo il pareggio del Genoa (che poi ha vinto la partita) in campo sono volati anche dei calcinacci, oltre a una barretta energetica mangiata per sfottò da Strootmann. Sabato, a Udine, ancora una volta alla ribalta è salito il tema del razzismo: il portiere del Milan, nel corso del primo tempo, ha deciso di abbandonare il campo perché insultato da qualcuno nella curva dell’Udinese e l’arbitro Maresca ha deciso di sospendere momentaneamente la partita. Partita poi terminata con la vittoria rocambolesca dei rossoneri – con rete al 92’ dell’elvetico Okafor – ma che resterà macchiata dall’epiteto “scimmia” alzatosi dagli spalti e che ha giustamente ferito Maignan.
Ieri, in tutta risposta, dopo tante pressioni esterne è giunta la decisione dell’Udinese: i tifosi rei dell’insulto saranno sospesi a vita, non potendo più tornare al Bluenergy Stadium di Udine. Lo ha comunicato il dg del club friulano: “I responsabili non possono che essere 2-3 persone. Non ci sono stati cori, sono solo due-tre sciagurati e questo basta perché sia una cosa gravissima. Abbiamo iniziato a guardare le immagini delle telecamere dello stadio e ad ascoltare l’audio. Nello stadio ci sono oltre 300 telecamere, c’è tanto lavoro da fare in pochissimo tempo”.
Un passo deciso e importante per cercare di abbattere questo problema del razzismo che, spesso e volentieri, deflagra allo stadio, visto spesso come un posto senza regole e leggi, dove ognuno può sfogare le proprie frustrazioni.