"L'organizzazione mantello degli ebrei è delusa dal presidente della Confederazione", scrive Ralph Lewin, presidente della Federazione svizzera delle comunità ebraiche (FSCI), in una lettera ad Alain Berset. La lettera, di cui “NZZ am Sonntag” ha ricevuto una copia, è motivata dall'aumento dell'antisemitismo in Svizzera dopo gli attacchi terroristici di Hamas e l'inizio dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Dal 7 ottobre, la FSCI ha registrato 80 episodi di antisemitismo.
Mentre altri due consiglieri federali, Ignazio Cassis e Albert Rösti, si erano espressi chiaramente contro l'antisemitismo dilagante, Alain Berset, quest'anno anche presidente della Confederazione, è rimasto silente. “Sarebbe stato estremamente importante per noi, che non siamo solo ebrei ma anche svizzeri, sentire anche il sostegno pubblico del presidente della Confederazione”. Un punto di vista condiviso anche da altri membri della comunità ebraica: “Il silenzio è assordante”, annotava due settimane fa il quotidiano “Jüdische Allgemeine”. E la “NZZ” ha precisato che “paradossalmente è proprio il presidente della Confederazione a non perdere mai un microfono sui grandi temi di questo mondo, che finora è a corto di parole”.
Il Dipartimento federale dell'interno (DFI) non ha voluto prendere posizione pubblicamente su queste accuse. Dietro le quinte, però, secondo il quotidiano zurighese alcuni membri della Confederazione e alcuni parlamentari appaiono irritati. Marianne Binder-Keller (Centro/AG), neoeletta al Consiglio degli Stati, ritiene che “è chiaramente dovere del presidente della Confederazione offrire una visione d'insieme della situazione e prevenire ogni incertezza. Ci è mancato fatalmente”. Il consigliere nazionale Alfred Heer (UDC/ZH) parla di un “incredibile fallimento” da parte di Alain Berset.