Sport, 24 ottobre 2023

Il bel giocattolo si è rotto: Yakin non fa più l’unanimità

Sondaggio fra gli esperti dopo la magra figura della Svizzera contro la Bielorussia

LUGANO - La Nazionale rossocrociata è sotto tiro (della critica). Giustamente, per altro! I recenti risultati nelle qualificazioni ai prossimi Europei sono imbarazzanti, soprattutto per il modo con cui sono stati ottenuti: va da sé che i tre pareggi contro Romania, Kosovo e Bielorussia e la vittoria non esaltante contro Andorra, che non è certo il Brasile, non costituiscono un bilancio di cui essere orgogliosi. Con la squadra è inevitabilmente finito nel tritacarne anche il commissario tecnico Murat Yakin che dopo un buon inizio di gestione, ha gradatamente perso il filo del discorso e non solo per una questione di numeri: il selezionatore ha smarrito il controllo del gruppo e in particolare il suo rapporto con i cosiddetti senatori si è incrinato.


Capitan Xhaka recentemente non gli ha risparmiato velenose frecciate, mettendo in atto una vera e propria delegittimazione del CT. Il quale, con argomentazioni poco convincenti e piuttosto “democristiane“, non ha saputo rispondere come avrebbe dovuto. In tutto questo bailamme chi è uscita con le ossa rotta è stata la nostra Nazionale, che ora rischia grosso. Romania, Israele e Kosovo sono in agguato: la qualifica agli Europei, che sembrava quasi sicura, è a rischio. Del momento-no della Svizzera e dei risvolti di una crisi preoccupante, abbiamo parlato con alcuni addetti ai lavori. Un sondaggio da cui Yakin esce piuttosto ridimensionato e nel quale ci si sbilancia pure sul nome del suo possibile successore: fra i...papabili c'è anche Croci Torti! Buona lettura. 


LE DOMANDE 
1. Murat Yakin è ancora l’allenatore giusto per questa Nazionale?
2. Quali sono i problemi più gravi della Nazionale?
3. Chi potrebbe essere l’uomo adatto per un eventuale cambio in panchina?

PATRICK DELLA VALLE - Teleticino
1. Yakin ha lavorato bene e ottenuto buoni risultati.Dalla fine del Mondiale in poi si è però dovuto occupare più di polemiche che di calcio. Se potrà tornare a fare “solo” l’allenatore è giusto dargli ancora fiducia.
2. Il rispetto dei ruoli. Nessun giocatore può essere più importante della nazionale, della squadra, dell’allenatore. Purtroppo oggi per la Svizzera non è così. 3. Se non cambia il vento che spira all’interno della federazione il prossimo allenatore deve avere una sola caratteristica principale: essere gradito a Xhaka e Shaqiri.


OMAR GARGANTINI - RSI-Radio sport 
1. Risposta che se fino alla partita con la Romania sarebbe stata affermativa, ora invece lascia aperto qualche dubbio. Scelte e coaching, lucidità di gestione insomma, non sono più ottimali, i rapporti interpersonali con qualche senatore molto freddo, Yakin sta facendo fatica a tenere in pugno la situazione, anche perché lasciato colpevolmente Federazione. Dopo la batosta ai Mondiali col Portogallo qualcosa si era inceppato, ora la sensazione è che il giocattolo si sia rotto del tutto. Dubito si possa ricucire 
2. Fase difensiva lacunosa, rendimento individuale di diversi elementi insufficiente (Akanji in primis), supponenza.
3. Bisogna chiederlo a Xhaka. Se va bene a lui poi gran parte dei problemi sono risolti.


STEFANO SALA - Teleticino
1. No, ha perso quella carica iniziale e la tranquillità che gli permettono di guidare una nazionale con tanti leader dal carattere ingombrante 
2. Parlare di problemi mi sembra eccessivo. Diciamo che ci vorrebbe un generale di ferro a guida di una nazionale con tante personalità di spessore che sentono il peso degli anni che avanzano e capiscono che tra un po’ arriverà il momento di fare spazio agli Ndoye di turno. Non è semplice. 
3. Dipende. Se vuoi mantenere questo gruppo o ripartire dai giovani. Lucien Favre ha curriculum, dipende se ha le giuste motivazioni. Alla fine dico Fabio Celestini...


ENRICO LAFRANCHI - Eco dello Sport
1. Yakin è supportato da una Federazione che non è all’altezza. Le prese di posizione di un paio di giocatori (i soliti noti) nei suoi riguardi sono inammissibili. Fatto sta che l’era-Yakin si sta sgretolando, non c’è serenità nella squadra, presumibilmente in tutto l’ambiente. Disputare l’Europeo con lui è certamente un azzardo. 
2. Premetto che identificarsi in questa nazionale è difficile. Dove è l’attaccamento alla maglia rossocrociata? Solo beghe tra giocatori, botta e risposta con l’allenatore. Un discorso che andrebbe esteso.
3. Bella domanda! Ottmar Hitzfeld fu un ‘sogno’ che si avverò. Potrebbe essere Joachim Löw, campione iridato nel 2014 con la Germania, ed ex giocatore di Sciaffusa e Winterthur. O René Weiler del Servette. Il nome lo proporrà di sicuro il giornale da boulevard che fa e disfa a suo piacimento.


ARNO ROSSINI - Tecnico Team Ticino
1. Come giusto che sia l’allenatore giusto è quello che vince. In questo momento la sua posizione è fortemente a rischio per rapporto al potenziale a sua disposizione. 
2. Credo che inserire dei nuovi giocatori sarebbe stato positivo. Creare nuove dinamiche e più concorrenza nel gruppo che si è un po’ imborghesito e viziato. Sì, si è perso troppo tempo, adesso diventa più complicato. L’impressione che nel gruppo non ci sia una grande armonia, abbastanza normale quando non arrivano i risultati sperati.
3. Difficile fare dei nomi. Un eventuale cambio va fatto con un allenatore che sposa la filosofia dell’ASF. Favre o Fischer sono dei profili interessanti. Sono contrario a nomi di prestigio arrivati a fine carriera: non portano nulla!


ILARIO BIONDINI - Blue TV
1. Ne dubito sempre di più. Non mi sono piaciute alcune dichiarazioni post-Bielorussia di Yakin, tese a negare la triste realtà. Non sono i giornalisti a determinare il valore dei nostri ultimi avversari, ma la classifica stilata dalla FIFA in base ai risultati più recenti. La sensazione è che Yakin, inizialmente, abbia sfruttato gli effetti benefici dell’ottimo lavoro svolto dal suo predecessore Petkovic. 
2. Troppi giocatori, con la maglia rossocrociata, non esprimono più il loro reale valore, legato al prestigio dei club in cui militano. Il motivo può essere ricondotto alle recenti critiche mosse a Yakin da capitan Xhaka, probabilmente portavoce di un malcontento non solo personale. 
3. L’uomo giusto sarebbe Petkovic, ma dubito che torni alla guida della Svizzera, dopo averla portata a livelli altissimi e forse irripetibili, ovvero a undici metri dalla semifinale europea, vista la sconfitta ai rigori neiquarti contro la Spagna. Punterei allora su Geiger, non confermato dal Servette al termine della scorsa stagione, pur avendo riportato i ginevrini al vertice in Super League.


NICOLA MARTINETTI - Corriere del Ticino
1. No, a mio avviso Murat Yakin non è più il selezionatore giusto per questa Nazionale. Le scelte effettuate nelle ultime uscite, sia a livello di formazione sia a livello di gioco, non mi sono piaciute. Non sono orientate al futuro di questa squadra. Ed è ormai evidente che vi sono dei problemi con parte dello spogliatoio.
2. Come suggerivo in precedenza, il rapporto tra CT e giocatori è ai minimi storici. E lo stesso Yakin, dal punto di vista squisitamente tecnico, mi sembra in difficoltà. Non vedo lucidità nella scelta dei titolari e nell’impostazione delle partite. Il fatto che alcuni leader – penso ad Akanji – giochino con supponenza, poi, non aiuta. La qualificazione a Euro 2024, a meno di clamorosi colpi di scena, arriverà in ogni caso. Ma ha senso approcciare la rassegna continentale con determinati presupposti? 
3. Faccio due nomi: Mattia Croci-Torti e Mauro Lustrinelli. Due tecnici ticinesi che stanno dimostrando di avere grandi qualità. Non credo che il “Crus” sia tagliato per la vita da selezionatore. È un uomo di campo, che deve vivere la squadra tutto l’anno. Ma sarebbe intrigante vederlo sulla panchina della Svizzera.“Lustri” invece ha già fatto vedere di avere la stoffa del CT con la Nazionale U21, e meriterebbe una chance con quella maggiore.

RED.

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