L'uomo sospettato di aver ucciso due cittadini svedesi durante l'attentato di lunedì sera a Bruxelles è un tunisino residente illegalmente in Belgio. Secondo i media belgi, era noto alla polizia, ma non figurava nell'elenco dei radicalizzati.
Il 45enne tunisino era noto alla polizia per atti di "traffico di esseri umani, soggiorno illegale e pericolo per la sicurezza dello Stato", ha dichiarato il ministro della Giustizia Vincent Van Quickenborne. Il ministro non ha fornito il suo nome, ma è stato presentato dai media come Abdesalem L.
Van Quickenborne ha indicato che nel luglio 2016 "un servizio di polizia straniero ha trasmesso informazioni non confermate, secondo le quali l'uomo aveva un profilo radicalizzato e voleva partire per una zona di conflitto per la jihad". Ha sottolineato che all'epoca, poco dopo gli attentati del 22 marzo 2016 che provocarono 35 morti all'aeroporto di Zaventem e nella metropolitana di Bruxelles, "questo tipo di informazioni e notifiche erano legioni". Il ministro ha aggiunto che i servizi belgi hanno effettuato una verifica di queste informazioni, ma che non è stata intrapresa alcuna azione, senza ulteriori dettagli.
Il 45enne è arrivato a Lampedusa nel 2011 e, dopo una permanenza in Italia, è andato in Svezia, da dove sarebbe stato espulso. Tornato in Italia, nel 2016 era stato identificato a Bologna dalla polizia come radicalizzato per aver espresso la volontà di aderire alla jihad e partire per combattere. In seguito è andato in Belgio. Non si esclude che ieri abbia colpito proprio due svedesi per il malcontento che provava verso il Paese da cui era stato espulso.