Le prestazioni complementari (PC) versate non dovrebbero più essere restituite dal beneficiario al momento del suo decesso. È quanto chiede un'iniziativa parlamentare presentata dal Consigliere nazionale Lorenzo Quadri, iniziativa che chiede di modificare la Legge federale sulle prestazioni complementari all’assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPC) stralciando la sezione 5 relativa alla restituzione delle prestazioni percepite legalmente (articoli 16a e 16b). Quest'ultima, come spiega Quadri, riguarda una riforma delle PC entrata in vigore il primo gennaio 2021.
A partire da quella data i beneficiari di una prestazione complementare sono tenuti a restituire l'intera somma ricevuta attingendo alla sua eredità. L’obbligo di restituzione riguarda le prestazioni riscosse nei dieci anni precedenti il decesso. Per le coppie sposate l’obbligo di restituzione sussiste dopo il decesso dell’altro coniuge. È prevista una franchigia di 40’000 franchi sulla massa ereditaria. Se la sostanza lasciata in eredità è inferiore a questo importo, l’obbligo di restituzione decade.
Secondo Quadri l'obbligo di restituzione è iniquo perchè i beneficiari di una PC con un'eredità superiore ai 40'000 franchi sono un'eccezione e sono in gran parte proprietari di un'abitazione. Dal momento che è spesso difficile quantificare l'eredità proveniente da questi beni immobiliari e le conseguenze per gli eredi, la restituzione ha quindi un “effetto deterrente” e spinge molte persone in condizioni modeste a non chiedere la PC. Una regola che peggiora la situazione di molte persone che già vivono al limite, se non sotto, la soglia della povertà.