Nel pomeriggio del 14 febbraio la zona intorno a Palazzo federale era stata transennata con nastri rossi e bianchi ed evacuata. Anche ai parlamentari allora presenti nell'edificio e ai consiglieri federali Viola Amherd e Guy Parmelin era stato ordinato di lasciare i locali e di rifugiarsi a Palazzo Bellevue. Un uomo sospetto, "con un gilet antiproiettile", aveva abbandonato la sua auto in mezzo alla piazza e aveva cercato di entrare nel Palazzo federale dall'ingresso sud.
A quasi tre mesi dall'episodio, emerge ora che era stato tutto un falso allarme. Il Ministero pubblico ha appena emesso una decisione di archiviazione del caso. La polizia aveva dichiarato che, durante il controllo della sua identità, un test aveva dimostrato che era positivo agli esplosivi. Tuttavia, secondo il "Blick", che ha potuto consultare la decisione, la perquisizione della casa dell'uomo, residente in Vallese, non ha rivelato alcuna traccia di esplosivo. L'uomo ha spiegato di non averne mai avuti.
In realtà l'uomo, che da anni soffre di problemi psichici, era stato escluso dall'esercito. Era venuto a Berna nella speranza di incontrare Viola Amherd e di essere reintegrato. Gli inquirenti hanno dovuto ammettere che l'uomo non aveva mai avuto intenzioni pericolose. Per la cronaca, la polizia aveva sequestrato due "armi" nella sua casa: un arco con frecce e un arpione, che aveva comprato per la pesca subacquea durante le vacanze. “Armi” che gli sono state nel frattempo restituite.
Infine, nella decisione di chiusura del caso si legge che l'uomo ha ricevuto un risarcimento di 2'387 franchi per i disagi subiti, oltre a 200 franchi "a titolo di riparazione morale".