LUGANO – Sabato sera il sogno si è spezzato su quella penalità di Müller e il tiro beffardo di Richard. Martedì il cammino si è riacceso e riempito di speranza con l’errore di Vatanen dietro la porta, il passaggio micidiale di Granlund, l’errore di piazzamento proprio di Richard e il polsino mortifero di Fazzini che ha superato e sorpreso un incerto Mayer. Se il canadese del Servette si era lamentato del calore del tifo bianconero in occasione di gara-2, chissà cosa avrà pensato al momento di quell’urlo liberatorio della Cornèr Arena quando il disco martedì sera ha superato la fatidica linea rossa, rimettendo in parità la sfida tra Lugano e Servette.
Prima dell’inizio dei playoff sono state spese tante parole, molte anche inutili, su pronostici, su analisi, su supposizioni su come sarebbe potuta andare questa serie di quarti di finale tra la prima della classe della regular season e la 10a, capace di qualificarsi per i pre playoff solo all’ultima giornata. C’è chi prevedeva un tondo e facile 4-0 per i ginevrini, chi un 4-1… praticamente nessuno aveva predetto che questa sfida si sarebbe tramutata in un best-of-3 nel quale tutto ora è francamente possibile.
Sì perché fin qui è stato il Lugano ad andare più vicino al break, andando a un nulla dalla vittoria in gara-3 sulle rive del Lemano, piuttosto che il Ginevra: come dimenticarsi dei due pali colti da Guerra a Les Vernets, compreso quello al supplementare? Ma anche nelle altre partite i bianconeri, al netto di infortuni pesanti e importanti da affrontare, hanno saputo imporsi con più supponenza rispetto alle Aquile, nonostante il 6-3 di gara-1 “viziato” da un blackout di 28” che ha cambiato la storia di quella sfida.
I ragazzi di Gianinazzi, comunque andrà questa serie di playoff, stanno dimostrando di essere cresciuti, di aver svoltato anche mentalmente rispetto a quel Lugano che ha fatto tribulare i suoi tifosi durante quasi tutta la regular season. Il collettivo gioca da squadra, mettendo le individualità a disposizione del gioco e non viceversa, come sembra che accada in casa ginevrina, dove sono i singoli a dare l’impressione di poter risolvere la contesa e non il gruppo. Un gruppo che, invece, sembra sempre più timoroso e intimorito da questo Lugano, tanto da aver cambiato l’atteggiamento sul ghiaccio: da spavaldo e “supponente”, come su tutto l’arco della regular season, a guardingo e più difensivista, come se anche la squadra di Cadieux avesse capito che con questo Lugano è davvero rischioso scherzare.