Sport, 19 marzo 2023

“Che avventura? Bellinzona come una piccola Napoli!”

Oggi ACB-Xamax scontro salvezza di B. Ma 15 anni fa valeva la finale di Coppa

BELLINZONA - empi grami per Bellinzona e Xamax, le due squadre più malconce della Challenge League. I granata non vincono da ottobre e sono in caduta libera; i neocastellani occupano, dal canto loro, l’ultimo posto in classifica. Quale occasione migliore – dunque - della sfida odierna del Comunale (ore 14.15) per provare a risalire e recuperare autostima? I neocastellani stanno peggio dei granata ma nelle recenti partite di campionato hanno mostrato segni di ripresa mentre i loro avversari sono finiti in una spirale decisamente negativa. Senza gioco, senza idee ma soprattutto priva di mordente e determinazione, la squadra di Maccoppi rischia di farsi risucchiare dai romandi nella lotta per non finire al decimo posto e per il tecnico italiano la partita di oggi rappresenta una sorta di ultima spiaggia: se perde, verrà cacciato. Patron Bentancur è stato chiaro. La sfida fra Bellinzona-Xamax è dunque ridotta ad un mero spareggio per la salvezza, in netta controtendenza rispetto alle sfide dei primi Anni Duemila. Come non ricordare, a tal proposito, la semifinale di Coppa Svizzera del 2008 giocata all’ombra dei Castelli e che promosse i granata di Vladimir Petkovic, futuro CT rossocrociato, alla finalissima (poi persa dal Basilea)? Quella del 27 febbraio di 15 anni fa fu una serata memorabile: pubblico, entusiasmo, emozioni e vittoria granata ai rigori. Di tutto ciò abbiamo parlato con Manuele Morelli, allora presidente dei granata.


Manuele Morelli: oggi si gioca Bellinzona- Xamax, partita salvezza. Cosa pensa da esterno del momento attuale dei granata? 
È purtroppo un momento molto delicato, inutile negarlo. Resto comunque ottimista circa la salvezza dei granata, partiti però, occorre ricordarlo, con ben altre ambizioni. Servirà grande concretezza ma sono fiducioso che arriveranno i 3 punti ad allontanare i demoni. 



Il club è tornato in Challenge League ma naviga a vista. La sensazione è che Bentancur, pur mosso da passione e voglia di far bene, non sia riuscito a far presa sulla piazza.
Effettivamente Bentancur piace poco in città, complici forse alcune decisioni che hanno vieppiù allontanato la società e la squadra dal tessuto sociale cittadino. Inoltre i risultati della stagione in corso non hanno certo aiutato. Bellinzona è una piazza fantastica ma altresì assai esigente. Non dimentichiamo però quanto fatto di buono e gli investimenti che sono comunque importanti.


Tanti allenatori (Maccoppi è quello giusto?) e tanti giocatori: i tifosi non capiscono più nulla e rumoreggiano. Allo stadio ci vanno ormai in pochi. 
Non frequento da tempo il Comunale ma le foto che si vedono della tribuna e degli spalti sono effettivamente desolanti ed impietose. La presenza allo stadio del competente e passionale popolo granata va conquistata e mantenuta con pazienza, dedizione e scelte societarie, se con condivise, perlomeno spiegate ai tifosi. Poi certo i risultati sportivi hanno la loro importanza. Per quanto concerne l’allenatore avrei personalmente fatto sin dall’inizio una scelta ben ponderata su un nome di spessore, possibilmente ticinese, e poi dato totale fiducia a tale tecnico, evitando tanti cambi alla minima difficoltà che poi a lungo termine nuocciono.


E oggi arriva lo Xamax: partita cruciale. 
Non ancora decisiva ma comunque di fondamentale importanza. Non oso però nemmeno immaginare le conseguenze di un’ennesima sconfitta.


A proposito di Xamax: il 27 febbraio di 15 anni fa il suo Bellinzona lo eliminò dalla Coppa. E i granata si guadagnarono la finalissima con il Basilea. 
Era quello un grande Xamax, ma noi eravamo dei monelli dispettosi e Sion, dapprima, e Xamax poi, se ne resero conto amaramente. Lo stadio traboccante, la gente felice, i cori, la città tutta viveva l’avventura rosa come un sogno, un bellissimo sogno dal quale non volevamo certo svegliarci sul più bello. Ve la immaginate una cena con Sharon Stone e al dessert la moglie accende l’abat jour perché è ora di colazione? 


Fu una sorpresa: i neocastellani giocavano in Super League. 
Sorpresa sì, ma fino ad un certo punto. Quel Bellinzona era, a livello di tasso tecnico, disposizione tattica ed amalgama, pure di un’altra categoria. Giocavamo con gioia, senza particolari pressioni, con 3-4 elementi dai piedi d’oro, ed a casa nostra era difficile per tutti imporre il gioco. La dea bendata inoltre era dalla nostra e la finale divenne realtà.


Altri tempi, altro pubblico: quella sera erano in 7 mila sugli spalti. 
Magari anche 8'000… Ma era la media stagionale, soprattutto nel travolgente girone di ritorno, ad essere impressionante. Bellinzona come una piccola Napoli, bellissimo no? 


Di quella sfida e di quel Bellinzona cosa ricorda? 
I ricordi sono molti ma mi consenta di citarne un paio, i più importanti: un’atmosfera da sballo ed i sorrisi della gente. Dispensavamo felicità e ciò era impagabile, commovente a tratti. 


Finì ai rigori e decisivo fu il tiro di La Rocca. 
Ciò aggiunse ancor più pathos. Dentro o fuori. Passammo noi ed il sogno proseguì.


Petkovic: grande condottiero!
Certo che sì. Carisma, conoscenze tecniche, doti umane, capacità motivazionale: Vlado aveva tutto ciò e già mi pregustavo quella che sarebbe stata la sua grande carriera. Ha scritto pagine indimenticabili di calcio ed oggi è conosciuto in tutto il mondo. La piccola Bellinzona come trampolino di lancio, magnifico!


E poi la valanga rosa...
Già la valanga rosa, ancora mi vengono i brividi. L’intero cantone ne fu travolto, superammo buona parte degli steccati cantonali e ciò fu bellissimo. Sappiamo come fini ma ricordo che il primo tempo il Basilea sembravamo noi. Onore a loro ma il nostro stile è nella memoria dei più. 


Torneranno quei tempi oppure è utopico pensarlo? 
Perché non potrebbero tornare? Nel sogno di cui sopra, oltre alla cena con Sharon Stone, vedrei bene un azionariato popolare. 5'000 - 10'000 azionisti del club che versano annualmente una quota da 100 a 1000 franchi con proporzionali prestazioni di ritorno da parte del club al tifoso-partner-proprietario, una forte identità ticinese grazie al Team Ticino che sforna ogni anno ottimi talenti troppo spesso ignorati, recupero di alcuni trentenni ticinesi messi a torto prematuramente da parte per sconosciuti di altri continenti, la città che mette l’infrastruttura a disposizione gratuitamente, campi d’allenamento in periferia e campo C in diritto d’uso trentennale al club su quale in deroga poter costruire il Ristorante Granata, una piazza d’incontro con tanto verde per sportivi e non, atelier per artisti, spettacoli all’aperto, musica dal vivo, piano bar ed altro. Utopistico? Forse sì. Provocatorio? Un tantino sì … Ma se lo immagina il sorriso della gente, che poi alla fine è quanto di più bello si possa regalare?
A.M.

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