Sport, 16 marzo 2023

Buon viaggio, caro Seo campione di vita e di sport

L’addio a Sergio Dell’Acqua. La sua ultima intervista al Mattino

LUGANO - Venerdì scorso è deceduto Sergio Dell’Acqua (aveva 85 anni), leggendario giocatore della Federale Lugano, club con il quale ha debuttato a 16 anni nel lontano 1953 ed ha conquistato tre titoli nazionali consecutivi (1975, 1976, 1977) e tre Coppe Svizzere (1958, 1974, 1975). Ha disputato una Coppa dei Campioni ed una Coppa Korac e per 29 volte ha vestito la maglia della nazionale di basket.  Lo ricordiamo pubblicando l’intervista rilasciataci in occasione del suo 80esimo compleanno. Era il 16 luglio 2017.


Cestista di prim’ordine, uomo semplice e sempre disposto a regalare un sorriso a tutti, per anni Sergio Dell’Acqua è stato un punto di riferimento per il basket ticinese e svizzero. Per la Federale, il suo adorato club, addirittura un “totem”, visto che ne è stato il capitano e leader per 25 anni, nei pionieristici e difficili momenti del dilettantismo da palestra e negli anni d’oro del boom, a metà dei mitici Anni Settanta. Oggi Seo compie 80 anni , un anniversario importante per una persona felice che sportivamente non ha ancora mollato la presa: l’ex playmaker federalino scalpita ancora e si allena regolarmente sui campetti con gli amici e, soprattutto, con il figlio Ivano ed il nipote Massimiliano....


Il Mattino della Domenica lo ha incontrato per ricordare la sua lunga e memorabile carriera: un incontro palpitante, durante il quale Dell’Acqua senior non ha saputo trattenere le lacrime, soprattutto quando ci ha mostrato la maglia gialloblù della Federale che ha conservato con cura e che ha indossato in modo esclusivo per le nostre istantanee eseguite sul campo del Liceo di Savosa. Auguri caro Seo, e grazie per averci regalato tante emozioni! 



Seo, lei non si è mai fermato, continua ad allenarsi mantenendo una forma invidiabile. 
Il peso dell’età lo sento, ma poi lo… dimentico quando metto le scarpette e tocco il pallone. Ho sempre l’entusiasmo di un ragazzo e per due volte la settimana mi piace confrontarmi con giocatori più giovani. Contro alcuni di loro riesco ancora a a spuntarla e questo per me è motivo di grande soddisfazione. Se il corpo risponde, non c’è anagrafe che tenga. Ci dò dentro fin che mi diverto. Lo sport mi fa rilassare. Inoltre lavoro ancora assiduamente per diverse ore al giorno ed anche questo contribuisce a tenermi su di giri. 


Seo ci mostra la maglia federalina. E via con i ricordi…
Con questa squadra ho e abbiamo scritto pagine importantissime. Come non ricordare il mio debutto. Avevo 16 anni, c’era Bologna che mi cercava, tuttavia ero giovanissimo e non me la sono sentita di fare questo passo, accettando così di giocare per la Federale. Nel 1956 con questa squadra siamo stati promossi nella massima serie nazionale. Poi è arrivato il boom del basket e sono arrivate la vittoria in Coppa Svizzera, alla Gerra contro il Lugano Molino Nuovo, e subito dopo nel 1975 il primo titolo svizzero con Manuel Raga. Che tempi, alla Gerra per i derby c’erano sempre i pienoni. L’entusiasmo era alle stelle, di basket si parlava praticamente per tutta la settimana. E poi ancora le sfide con il Real Madrid e con le formazioni italiane in Europa.


In Coppa dei Campioni memorabile trasferta in Israele.
Fu a TelAviv contro il Maccabi, davanti a oltre 10’000 spettatori… Entusiasmante, erava come essere in Paradiso. Perdemmo di un punto e al termine della partita venne a salutarci il generale maggiore Moshe Dayan che strinse pure la mano ad ogni giocatore della nostra squadra. Un onore che ricorderò per tutta la vita. 


Dell’Acqua e l’esordio del figlio Ivano
C’era il derby di ritorno contro il Pregassona, all’andata eravamo stati sconfitti senza attenuanti. Volevamo la rivincita e dopo 40 minuti di grande spettacolo, riuscimmo a vincere con oltre 30 punti di scarto. La Gerra era in ebollizione. A pochi minuti alla fine del match ecco che a sorpresa coach Cescutti mandò in campo mio figlio Ivano, appena sedicenne. Per me fu una grande emozione, un momento eccezionale, reso tale anche anche dall’assist che gli feci a pochi secondi dal termine che lui trasformò in due punti. Tirò dall’angolo con la calma di un veterano. 


Eppoi Manuel Raga, il fuoriclasse messicano che la Federale ingaggiò dalla Ignis Varese.
La notizia fece il giro del mondo… Sulle prime credevo fosse una barzelletta, poi dovetti ricredermi. Quando il presidente Frigerio si muoveva non ce n’era per nessuno…. L’arrivo di Manuel ci diede un entusiasmo incredibile, un giocatore di classe sopraffina, sapeva “volare” come pochi. Lui era presente in ogni fase decisiva, quando la palla scottava, Raga faceva sempre la differenza..


E che dire di Ken Brady?
A guardarlo incuteva paura, difendere su di lui era puro azzardo per tutti. Un gran bel colpo quello messo a segno da Chico Frigerio. I canestri sotto le sue mani tremavano e rischiavano ogni volta di finire a pezzi. Con le sue bordate e le sue schiacciate appunto ci permise di vincere trofei importanti. Ken non aveva paura di nessuno ma era anche un giocherellone fuori dal campo… 


Chico Frigerio e Gino Panzeri, due personaggi che hanno fatto grande la Federale. 
Frigerio e Panzeri erano tutto e di più. Chico è stato un grande presidente, era sempre vicino a noi, ci sosteneva, non ci faceva mai mancare nulla, il suo entusiasmo era contagioso, la sua competenza massima. Fu uno dei fautori del boom del basket. Gino Panzeri è stato l’anima della Federale, il punto di riferimento per ogni questione burocratica ed organizzativa, un dirigente appassionato come pochi, sempre presente sul campo, la spina dorsale del club.


Il basket dove va?
Attorno ai campi vedo sempre meno entusiasmo, c’è meno passione, ai tempi del boom purtroppo non si è approfittato per creare un palazzetto per ospitare la moltitudine di giovani che si allenava, trascinati dalle imprese delle prime squadre. Ora il basket fatica a riemergere, ancora mancano le infrastrutture, gli atleti sono diminuiti perché ora ci sono il calcio e l’hockey che spadroneggiano. Ci vorrebbe una svolta, ma è difficile, senza personaggi ad esempio come Chico Frigerio che ci mettevano cuore e soldi sul… campo.

MDD

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