Allora, Stéphane: la situazione è così complicata?
Certamente. Da quando Constantin ha annunciato che lascerà nel 2024, nessuna cordata si è fatta avanti. Del resto, fare calcio in Super League costa (e parecchio) e difficilmente il Sion troverà qualcuno disposto a rilevare la società. Constantin, difetti a parte, ha investito tantissimi soldi nel club; altre persone non lo faranno perché il mondo del calcio è cambiato e il mecenatismo non esiste più. Quindi mi chiedo cosa succederà nei prossimi anni. Non sono molto ottimista...
Senza Constantin il Vallese ha chiuso con il calcio che conta?
Non mi sento di dire il contrario, proprio per i motivi che ho enunciato prima. Chi ha voglia di mettere soldi in una attività che non dà lucro? Solo un pazzo lo farebbe. Ci sono, in realtà, delle persone che hanno sondato il terreno, ma quando hanno capito che aria tira, si sono ritirati in buon ordine.
Constantin ha lasciato però aperta una porta.
Ufficialmente no. Anche se io credo che la decisione di andarsene nel 2024 altri non è che una sorta di “giocata” per costringere le autorità vallesane a concedergli i sussidi per la costruzione del nuovo stadio (a Martigny, ndr). Constantin ha sempre detto che con un impianto moderno cambierebbero molte cose e le entrate per il club aumenterebbero. Ma è soltanto una mia impressione, non suffragate da prove o fatti.
Intanto però c’è un posto da salvare in Super League.
La situazione è caotica anche se mi sorprende sino ad un certo punto. Ormai siamo abituati a vedere il Sion nella seconda metà della classifica. E la colpa è di tutti: del presidente che sceglie male gli allenatori (per la cronaca: 48 in 25 anni!) e mette il becco dove non dovrebbe e dei direttori sportivi che sbagliano gli acquisti. Balotelli, tanto per fare un esempio, è stata una scelta fuori di testa. E i risultati si vedono. Alla fine la gente si è stancata ed ha cominciato a disertare il Tourbillon. Per tornare alla domanda: sì, c’è un posto da salvare, anche se dubito che, nella peggiore delle ipotesi, il Sion possa perdere lo spareggio contro la terza di Challenge League. Il torneo cadetto è di un livello troppo inferiore per far venire brutti pensieri. Vorrei aggiungere un’altra cosa…
Prego.
Dentro il Sion c’è una profonda crisi identitaria. L’anima del Vallese si è persa per strada. Il club biancorosso è diventato un porto di mare, con tantissimi giocatori provenienti da fuori. Un aspetto questo che non va dimenticato quando si analizza la crisi del Sion.
ARNO LUPI
ARNO LUPI