SVIZERA - Ricorre il 6 dicembre l’anniversario dello storico «NO» all’adesione allo Spazio economico europeo. Un voto che, come ricorda Pro Svizzera, «ha spianato la strada a una Svizzera autonoma e indipendente». Per l’associazione, quella scelta rappresentò «un SÌ alla libertà, un SÌ alla democrazia diretta e un SÌ all’autonomia del nostro paese», impedendo che la Confederazione finisse «ingabbiata in un corsetto di regole e vincoli stranieri».
A distanza di 33 anni, quel segnale resta forte anche sul piano economico: secondo Pro Svizzera, la prosperità elvetica è stata costruita grazie alla capacità del Paese di muoversi con le proprie forze, senza dipendenze strutturali. E soprattutto grazie alla possibilità di decidere a Berna – e alle urne – il proprio destino politico, preservando un modello democratico unico al mondo.
La presa di posizione di ProSvizzera guarda però al presente. L’associazione avverte dei nuovi tentativi di «legare più strettamente la Svizzera all’UE» attraverso il pacchetto di accordi oggi in discussione, definito «un trattato di sottomissione nel senso letterale del termine». Un’intesa che, secondo Pro Svizzera, scuoterebbe «le fondamenta della Svizzera libera, a democrazia diretta e federalista», esponendo il Paese al centralismo, alla burocrazia e ai rischi politici dell’Unione.
«Il NO del 1992 rimane un mandato anche per il futuro», conclude l’associazione, che ribadisce il proprio appello: dire no al nuovo accordo con Bruxelles e respingere un modello che chiede agli svizzeri di «obbedire, sopportare, pagare e tacere».





