BRUXELLES (Belgio) – Il 22 marzo 2016, Shanti De Corte, allora 17enne, si trovava all’aeroporto di Zaventem quando avvennero i due attacchi terroristici dell’Isis, il terzo avvenne in metropolitana per un totale di 35 vittime e oltre 300 feriti. Stava andando a Roma in gita scolastica con altri 90 studenti della scuola Santa Rita di Kontich, nella provincia di Anversa. Le bombe le scoppiarono vicina, alcuni suoi amici morirono al suo fianco e lei rimase illesa. Almeno fisicamente. Perché da quel trauma non si è più ripresa, tanto da chiedere l’eutanasia che le è stata concessa. La legislazione in Belgio è molto liberale e dal 2002 acconsente di accedere al fine vita anche in presenza di una “sofferenza psicologica costante, insopportabile e incurabile”.
Shanti De Corte era andata diverse volte in ospedale, continuava ad avere attacchi di panico e depressione come raccontava sui social. “Mi sveglio e prendo medicine a colazione, poi fino a 11 antidepressivi al giorno. Senza non posso vivere, ma con tutte queste pastiglie non provo più niente, sono un fantasma”. Nel 2020 aveva tentato il suicidio e più volte aveva chiesto di porre fine alla sua vita. Lo scorso 7 maggio è avvenuta l’eutanasia: con lei c’erano i suoi familiari. “È stata una vita di risate e lacrime, fino all’ultimo giorno. Ho amato e mi è stato concesso di sapere cos’è il vero amore. Me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate”, è stato il suo ultimo post.
Un neurologo ha dichiarato all’emittente ‘Rtbf’ che l’eutanasia non avrebbe dovuto essere autorizzata perché alla ragazza le erano state offerte altre opzioni terapeutiche per affrontare il suo stress post traumatico. I genitori della ragazza, tramite il loro avvocato, hanno dichiarato di essere contrari alla diffusione del servizio, anche perché per loro nella ricostruzione fatta ci sono diversi errori.