Sport, 04 ottobre 2022

L’icona Sergio Dell’Acqua: “I migliori anni della mia vita”

La Federale Lugano ha compiuto 80 anni. Ne parliamo con lo storico capitano

LUGANO - La Federale ha compiuto 80 anni. Qualcuno dirà: ma la Federale non esiste più da diverso tempo! Vero: il club fondato nel 1942 è sparito ma come afferma il presidente dei Tigers Alessandro Cedraschi, “ la Federale è stata la prima squadra che ha messo il nome Lugano sulle maglie. Poi si sono susseguiti altre società con lo stesso nome. Noi in questi giorni festeggeremo perciò coloro che hanno dato tanto al basket cittadino”. E la Federale (con i suoi dirigenti e i suoi giocatori) è appunto fra queste, come ci ha spiegato nei giorni scorsi Sergio Seo Dell’Acqua, uomo simbolo della società, che con i colori gialloblù addosso ha giocato per 23 anni: dal 1954 al 1977. “La Federale è stata per diversi anni un fiore all’occhiello della nostra città. Ricordare chi ne ha fatto la storia è più che doveroso”.


Seo: lei cominciò ad inizio anni Cinquanta, quando si giocava sui campetti in cemento di Molino Nuovo e Cassarate. 
Era un basket pionieristico, che coinvolgeva i ragazzi dei vari quartieri. Non c’era solo il calcio. Ogni appassionato poteva allenarsi quando voleva, perché il comune lasciava aperti questi spazi durante tutta la giornata. Bastava avere fra le mani una palla a spicchi e l’emozione saliva a mille. Era un’altra Lugano, un altro mondo, oggi è sempre più difficile trovare giovani che giocano a pallacanestro nei quartieri. 


Dell’Acqua fu subito uno dei principali protagonisti di quella squadra.
Inizialmente a tenere banco era il campionato ticinese, al quale tutte le società tenevano moltissimo. Mi ricordo che oltre alla Federale partecipavano ai vari tornei anche la SAL Lugano, il Cassarate e se non sbaglio il Castagnola. Debuttai giovanissimo, non avevo nemmeno 16 anni. Mi piaceva giocare anche a calcio, ma il basket era un’altra cosa.


Già a quei tempi i derby erano tesi. 
Soprattutto quelli con il Cassarate, contro il quale era sempre una battaglia. Una certa volta ricordo che oltre 500 spettatori presenziarono alla nostra sfida contro i tradizionali rivali. 


Lei
divenne presto leader e capitano.
Ricordo che per 5 anni mi aggiudicai la classifica del miglior realizzatore del campionato cadetto. E questo fu determinante per accrescere la stima dei dirigenti, dei compagni e dei sostenitori nei miei confronti. Ma non solo: avevo 17 anni quando la Virtus Bologna, una delle società storiche e di maggior blasone italiane, mi propose un contratto.Ma ero troppo giovane e alla fine, dopo vari colloqui, decisi di restare in Svizzera. Non so cosa sarebbe successo se fossi andato in Emilia. Ma non è mai stato un rimpianto. Nella Federale sono semprestato benissimo.


Personaggi-chiave della società?
Direi Gino Panzeri, un vero e proprio factotum.Faceva di tutto: giocatore, presidente, allenatore, consigliere. Anche quando non era nei quadri societari si dava sempre da fare. Nutriva un grande amore per la Federale. Eppoi Chico Frigerio, il più grande di tutti! Mi voleva un bene dell’anima. Era soprattutto un amico e non dimenticherò mai gli anni in cui fu presidente del club. La Federale, grazie a lui e ai suoi sforzi economici, si fece un nome anche in Europa.


A proposito…
Durante il boom del basket, la Federale ottenne grandi risultati a livello nazionale e riusci anche a qualificarsi per il girone finale della Coppa dei Campioni. Mi ricordo la trasferta a Tel Aviv per affrontare il Maccabi, i derby contro Varese e Cantù e se non sbaglio le sfide contro il Villeurbanne, team francese. Che momenti! E la Federale usciva dal campo sempre a testa alta. Grazie ai nostri stranieri stava sempre a galla. Mi riferisco soprattutto al grandissimo Manuel Raga, uno che ha scritto la storia del nostro club. 


Ci fu però un momento particolare nella sua carriera federalina. 
Esatto. In un derby casalingo contro il Pregassona negli ultimi minuti entrò in campo anche mio figlio Ivano, che aveva appena 16 anni. Gli fornii un bel pallone e lui dall’angolo segnò. Da veterano, come se nulla fosse. Quel giorno fu uno dei più belli della mia storia e della società, che ringrazio tantissimo per avermi permesso di diventare uno sportivo ed un personaggio conosciuto.

M.A.

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