Questi continui ritardi, secondo l'esponente della Lega, hanno reso la situazione "insostenibile" come dimostra il continuo aumento dei lavoratori frontalieri. Una situazione che viene peggiorata dalla forza del franco che "funge da ulteriore calamita, attirando sul mercato del lavoro ticinese un quantitativo crescente di permessi G". Di fronte ai ritardi da parte dell'Italia, per Quadri la Svizzera è stata "estremamente accondiscendente" e "di conseguenza, la Svizzera deve disdire unilateralmente la Convenzione del 1974 per il 31 dicembre 2022". In questo modo "per tutto il tempo in cui l’Italia non avrà ratificato un nuovo trattato, non sarà in vigore alcun accordo e di conseguenza non saranno dovuti ristorni".
Di seguito il testo integrale della mozione inoltrata da Lorenzo Quadri al Consiglio federale:
Mozione al Consiglio federale
Disdire la Convenzione del 1974 sulla fiscalità dei frontalieri per fine anno
Testo
Con la presente mozione si chiede al Consiglio federale di disdire unilateralmente la Convenzione del 1974 con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri per il 31 dicembre 2022.
Motivazione
E’ ormai dal lontano 2015 che la firma del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri con l’Italia viene indicata come imminente. Tuttavia da parte italiana la sottoscrizione viene di continuo rinviata. Prima della caduta del governo Draghi, era giunta l’assicurazione dell’entrata in vigore delle nuove regole entro per il primo gennaio del 2023. Tuttavia le elezioni anticipate (25 settembre) rendono evidente che anche questo obiettivo temporale non sarà raggiunto.
L’insostenibilità per il Ticino della situazione attuale, regolata in base alla vetusta Convenzione del 1974, è già stata illustrata in svariati atti parlamentari. La situazione peggiora col tempo; il numero dei frontalieri continua ad aumentare. La forza del franco, combinata con l’impennata inflazionistica italiana, funge da ulteriore calamita, attirando sul mercato del lavoro ticinese un quantitativo crescente di permessi G. I quali sono attivi in prima linea nel settore terziario, dove si sostituiscono ai residenti e generano sul territorio disoccupazione, sottoccupazione e dumping salariale. Al punto che perfino la SECO, nell’ultimo rapporto del suo Osservatorio sulla libera circolazione, afferma ormai che il mercato del lavoro ticinese “va monitorato”.
E’ innegabile che la Svizzera, nella procedura relativa all’adeguamento della fiscalità dei frontalieri, sia già stata estremamente accondiscendente con l’Italia, accettandone ogni lungaggine. Tuttavia, dopo vari anni di infruttuosa attesa, la data di entrata in vigore del nuovo accordo, ossia il primo gennaio del 2023, va ritenuta vincolante. Non è accettabile che sia ancora una volta la Svizzera, e segnatamente il Canton Ticino, a fare le spese di contingenze politiche italiane, nel caso concreto le elezioni.
Di conseguenza, la Svizzera deve disdire unilateralmente la Convenzione del 1974 per il 31 dicembre 2022.
Per tutto il tempo in cui l’Italia non avrà ratificato un nuovo trattato, non sarà in vigore alcun accordo e di conseguenza non saranno dovuti ristorni.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi