BERNA – “Ci credevo dallo scorso 2 settembre. Questo era l’obiettivo”. Parole e musica di Mattia Croci-Torti che ha così commentato ieri la vittoria del suo Lugano della Coppa Svizzera, dopo aver superato per 4-1 il San Gallo. E per fortuna che il ‘Crus’ questa cosa se la è tenuta tutta per sé e non l’abbia detta proprio a settembre, perché supponiamo per un po’ tutti l’avremmo preso per pazzo… dopo una vendita societaria farlocca, dopo un passaggio di proprietà che si è concretizzato nell’ultimo secondo disponibile, dopo un cambio di allenatore che aveva lasciato tutti a bocca aperta… parlare e pensare alla Coppa sarebbe sembrato davvero una follia. E invece…
E invece il Crus aveva capito tutto, aveva capito di avere in mano il gruppo, di poter chiedere anche l’impossibile ai suoi giocatori e lo ha fatto dal primo all’ultimo giorno. Soprattutto nelle ultime settimane quando, dopo aver conquistato il pass per la finale di Berna, ha messo un attimo da parte il campionato e ha continuato a mischiare le carte per non far capire nulla al San Gallo, per non dare a Zeidler e ai suoi punti fissi su cui lavorare e agire, perché il Crus lo sapeva… il suo Lugano magari qualitativamente non vale i biancoverdi, ma di testa i suoi ragazzi erano più forti. Ha studiato ogni mossa il tecnico momò, ha preparato al meglio la sfida di ieri e l’ha vinta indovinando ogni mossa, ogni scelta, ogni decisione.
L’ha vinta anche con un Bottani più accentrato del solito e un po’ in difficoltà che, a conti fatti, ha siglato quel 3-1 che ha messo in ghiaccio la partita. E che gioia anche per lui. Lui, nato a 500m da Cornaredo, lui che dal 2016 si portava dietro quel ricordo di quel rigore sbagliato in finale contro lo Zurigo… errore che costò il trofeo contro una formazione tigurina già retrocessa in Challenge League. Deve essersi tolto un macigno dalle spalle e i suoi sorrisi, sommati alle lacrime dell’altro Mattia – Croci-Torti – spiegano la gioia dei due ticinesi capaci di riportare in Ticino la Coppa Svizzera dopo 29 anni e di farlo portando un intero Cantone a Berna.
Sì, perché oltre all’immagine di capitan Sabbatini che alza la coppa insieme all’infortunato Maric, oltre a quelle delle reti di Celar, di Custodio e Haile-Selassie, negli occhi ci porteremo un popolo, quello ticinese, che in massa si è spostato al Wankdorf e che al triplice fischio finale ha invaso pacificamente il terreno di gioco. Un pubblico proveniente da ogni angolo del nostro Cantone e che questo Lugano, targato Croci-Torti, ha saputo far passare sopra a quel campanilismo ancor troppo presente alle nostre latitudini. Perché alla fine quella di ieri è stata sì un’impresa del Lugano, ma la vittoria è di tutto un Cantone.