Opinioni, 10 aprile 2022

Zemmour e i sondaggi: qualcosa non quadra

Fra poche ore si saprà chi sarà lo sfidante di Macron alle elezioni del 24 aprile per la presidenza della Francia. Tutta la stampa francese e internazionale, facendo affidamento sui sondaggi , dà per scontato che al ballottaggio con Macron finirà Marine Le Pen (data dai sondaggi attorno al 24%, ossia poco meno di Macron) , in quanto tutti gli altri principali candidati (Mélanchon, Éric Zemmour e Valerie Pécresse) risultano parecchio distaccati.
 
Zemmour, che nell’ottobre scorso era dato al secondo posto  con il 18%, è ora sceso attorno all’8%. Un vistoso calo, accentuatosi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina,  che secondo molti giornalisti si spiegherebbe soprattutto a seguito degli apprezzamenti positivi su Putin fatti in passato da Zemmour. Ma allora come si giustifica l’altrettanto vistosa avanzata della Le Pen, che per il lancio della sua campagna aveva fatto stampare milioni di volantini che la raffiguravano mentre stringeva la mano a Putin, e che allo scoppio della guerra si è affrettata a distruggere ?
 
Da otto mesi seguo molto da vicino la campagna elettorale francese, e in particolare quella di Zemmour, e c’è qualcosa che non mi torna in questi sondaggi. Difatti nessun altro candidato, a parte Mélanchon, ha fatto una campagna elettorale così intensa come quella di Zemmour, il quale, contrariamente agli altri candidati, ha partecipato a tutti i dibattiti radiotelevisivi ai quali è stato invitato e ha organizzato decine di “meeting” in tutta la Francia riscuotendo ovunque un enorme successo di pubblico, culminato un paio di settimane fa con i 100'000 presenti al meeting del Trocadero. Nessun altro candidato ha mosso così tanta gente e ha suscitato così tanto entusiasmo come Zemmour.  Al raduno principale della Le Pen erano presenti in 30'000.  Ogni volta che Zemmour partecipava a un dibattito radiotelevisivo gli indici di ascolto schizzavano alle stelle  ed i video delle trasmissioni riportati dai social venivano seguiti da centinaia di migliaia di persone : nessun altro candidato, compreso Macron, ha registrato un simile interesse. Inoltre in soli tre mesi il nuovo partito di Zemmour (Reconquête) ha raggiunto ben 130'000 aderenti paganti , diventando il primo partito francese (il Rassemblement National della Le Pen , tanto per fare un esempio, può contare solo su 30'000 aderenti). Senza dimenticare che diversi alti dirigenti e parlamentari  del Rassemblement National della Le Pen o dei Republicains della Pécresse hanno lasciato i rispettivi partiti di destra e di centro destra per schierarsi accanto a Zemmour, sposando così il suo progetto di  riunire la Destra francese in un unico partito . Perfino la popolarissima e giovane nipote di Marine Le Pen, Marion Maréchal, che 5 anni fa aveva lasciato il partito di sua zia dopo averlo rappresentato per 5 anni nel Parlamento nazionale , si è alleata con Zemmour.  
 
Allora l’unica spiegazione possibile è che i sondaggi non stanno in piedi . Non dico che Zemmour al termine di questa giornata elettorale sarà al secondo posto, ma se l’incontestabile entusiasmo che ha saputo creare ha un minimo riscontro con la realtà, egli dovrebbe più che raddoppiare la percentuale di voti che gli viene pronosticata, e personalmente non mi meraviglierei di vederlo al secondo posto, davanti a Marine Le Pen e a Mélanchon.  Questo sarebbe un risultato clamoroso solo per chi ha “abboccato” acriticamente ai sondaggi, ma non per chi  ha seguito da vicino la formidabile campagna elettorale di Zemmour.
 
Se i sondaggi che fino a ieri davano Zemmour all’8% si riveleranno attendibili, allora vorrà dire che è ora che io mi occupi di ippica. Ma se  i sondaggì si riveleranno fuorvianti ( come ad esempio era già successo per l’elezione di Trump, per la recente rielezione di Orban, per la votazione sulla Brexit ecc.), allora qualcuno dovrebbe chiedersi se i sondaggisti si siano sbagliati in buona fede oppure se abbiano “barato” nell’intento di indurre l’elettorato di destra a preferire la Le Pen, considerata dalla stampa meno “estremista” di Zemmour. 

 
Personalmente crederei poco all’ipotesi di un errore in buona fede, pur ammettendo che è più facile valutare le reali intenzioni di voto per dei candidati che da una vita sono sulla scena politica ( come la Le Pen e Mélanchon) che non per un Zemmour alla sua prima elezione (magari molti partecipanti ai sondaggi non hanno osato dire che avrebbero votato per il candidato più demonizzato dalla stampa… un po’ come era successo ai primi tempi della Lega dei ticinesi…).
 
Sarei invece molto più propenso, specie in caso di risultati molto divergenti rispetto alle previsioni, a pensare che i sondaggisti abbiano manipolato  le intenzioni di voto allo scopo di indurre gli elettori a esprimere un “voto utile” a favore della Le Pen,  facendo loro credere che un voto al “distaccatissimo” Zemmour sarebbe stato sprecato e avrebbe potuto favorire Mélanchon al posto della Le Pen.  Questi miei dubbi diventeranno una certezza se alle elezioni del primo turno Zemmour (pur senza finire al ballottaggio, magari proprio a causa del “voto utile”) dovesse prendere molti più voti del previsto e se invece sia la Le Pen e sia Mélanchon dovessero prenderne un po’ meno…
 
Bisogna anche dire che pur di sbarrare il passo al temutissimo  Zemmour , bistrattato come non mai dai giornalisti francesi (che al 95% sono di sinistra) , i media francesi  sono stati insolitamente “benevoli”  durante tutta la campagna elettorale nei confronti della Le Pen (già sconfitta da Macron al ballottaggio nel 2017). Ma v’è da scommettere che nel caso in cui  quest’ultima finisse in finale contro Macron la stampa si scatenerebbe contro la figlia dell’odiato Jean-Marie Le Pen, magari ricordando le sue simpatie per Putin che in questa prima fase sono state sottaciute…

Giorgio Ghiringhelli

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